Il pensiero del Maestro di karate Gianpiero Piccirillo
Il periodo del lock down (covid 19) tra restrizioni e distanze, ha modificato in ognuno il modo di comunicare. E così, anche il Karate, aderendo al DPCM relativo a marzo di quest’anno, ha inizialmente sospeso le attività nei club, le competizioni in genere, oltre ad aver rimandato a data da destinarsi l’appuntamento ai giochi Olimpici, come sport dimostrativo, che era previsto a Tokyo nel 2020. I dati di miglioramento della situazione pandemica hanno consentito una graduale ed attenta ripresa delle attività, sempre, ovviamente, nel rispetto delle normative, così come indicate. La necessità della distanza sociale, ancora presente, non ha impedito, anche al mondo sportivo di reagire, adottando prontamente l’esperienza virtuale. E così, anche i praticanti di karate come per altre discipline, hanno condiviso e continuano a farlo il sistema di comunicazione, attraverso i social, prescindendo ovviamente dai livelli di competenza.
Inoltre, l’utilizzo dei canali interattivi ha rafforzato ed in tal modo anche preservato il dialogo societario, sia all’interno che all’esterno degli appuntamenti giornalieri, da cui sono emerse stimolanti ed interessanti domande, rivolte al Maestro Gianpiero Piccirillo, cintura nera 6° Dan di Karate a cui ha gentilmente risposto e ripreso in questa nostra intervista.
Maestro Gianpiero Piccirillo, cos’è il sistema dei Dan (gradi) nelle arti marziali?
L’acquisizione dei gradi (Dan) di cintura nera non deve essere percepito come qualcosa che avviene automaticamente. Non è un atto simbolico; infatti, all’interno delle Federazioni, nel mio caso la FIJLKAM (Federazione Italiana Lotta Karate Arti Marziali) vi sono programmi d’esame diversificati a seconda dello stile praticato e del grado da conseguire. Gli anni di permanenza o maturazione al Dan successivo del Karateka sono diversi, e generalmente si dilatano notevolmente verso i gradi apicali.
Attualmente, rivesto il 6° Dan di Karate Shotokan, conseguito a Lido di Ostia (Roma) con esame pratico e relativa tesi su: “La comunicazione Sportiva”. A un certo punto, e solo per i Maestri al vertice, non vi sono più esami Federali e l’ulteriore avanzamento è correlato a particolari motivazioni, vagliate da una speciale commissione. Il sistema dei Dan è crescente e va dal 1° al 10° Dan di Karate. Le cinture nere apicali, indossano la cintura bianca e rossa, che distingue il 6°- 7° - 8° Dan ed infine, completamente rossa per il 9° e 10° Dan. Per motivi di spazio non entrerò nel significato dei colori e del particolare senso ad esso collegato, precisando però che l’arte del Karate Do nel pervenire la costante esplorazione ed approfondimento dell’esistenza umana, a un certo punto, incontra la dimensione spirituale, oltrepassando la tecnica. Se avrete l’occasione di osservare i Maestri di livello più alto indossare la cintura nera, non stupitevi !!! Ritengo, sia un particolare modo di comunicare e preservare l’umiltà dell’animo umano, attraverso i gesti concreti.
Il Karate è una disciplina che può essere praticata a qualsiasi età?
Il Karate è aperto a tutte le età possibili a cominciare dai bambini più piccoli, fino ai più grandi, senza alcun limite, tenendo ben presente che nelle competizioni sportive, superati indicativamente i 30 - 35 anni, alcune condizioni psicofisiche, decadono notevolmente. Nella filosofia delle arti marziali la prestazione fisica è determinante in giovane età, ma con l’avanzare del tempo si lascia maggior spazio alla filosofia dello spirito. Questa importanza è fornita dalla visione dell’arte che si manifesta attraverso il Maestro con l’esperienza, la competenza e la costanza nell’esercitare la pratica del Karate stesso.
Un capitolo a parte, è l’apertura del Karate come mezzo educativo, orientato verso problematiche sociali quali il bullismo o come metodo supportivo, rivolto a pazienti con particolari patologie. Cito ad esempio il progetto FIJLKAM denominato Kids Kiching Cancer, messo a punto per migliorare l’approccio emotivo alla malattia e la capacità di gestione al dolore.
Secondo Lei Maestro, c’è qualcosa che è difficile da comunicare o da far accettare ai praticanti di Karate?
Ritengo che tra le cose più difficili da comunicare o da far accettare, vi siano i principi del fondatore del Karate Gichin Funakoshi e la filosofia del Karate Do, insieme all’amore che nutro per l’arte del Karate Do. Il terzo punto è più complesso da far comprendere, poiché sonda le profondità universali del sentimento umano. Fa parte dell’amore universale, ma l’amore, come si può spiegare? … La vita di un Karateka non è soltanto l’allenamento che si fa per mantenersi in forma, ma è molto altro: è uno stile di vita che va perseguito e applicato, durante l’intero arco della propria esistenza. Il Maestro di Karate alimenta costantemente un comportamento etico e spirituale, mettendo queste sue peculiarità a disposizione di chiunque lo circondi nella vita pubblica o privata. Molti allievi seguono il Maestro lungo il suo percorso e si impregnano delle conoscenze e del suo stile di vita in modo da diventare a loro volta Maestri di Karate e Insegnanti, educatori di vita. Ciò non vuol dire che l’allievo diventa una copia fotostatica, bensì è una nuova entità con le proprie peculiarità ed il modo di vivere, secondo ideali personalizzati, che rispecchiano e risplendono la poliedricità dell’essere umano. Molti allievi si perdono lungo il processo di formazione dell’arte marziale, perché spesso non condividono la visione più nobile dell’arte che il Maestro, cerca di trasmettere. Questo contrasto, a mio parere, è estremamente difficile da trasferire ai praticanti di Karate.
Come è cambiato il Karate rispetto a quando ha iniziato la sua pratica?
Ciò che maggiormente è cambiato nel Karate da quando ho iniziato a praticarlo è il sacrificio e l’impegno con cui si affrontavano gli allenamenti che erano più intensi e meno metodologici rispetto a quelli che si svolgono al giorno d’oggi. Ricordo particolarmente la durezza degli allenamenti e la conseguente selezione naturale dei praticanti che avveniva puntualmente a fine lezione. La separazione definitiva avveniva solitamente al termine delle attività per la pausa estiva. Inoltre, negli anni ottanta del secolo scorso la frequenza delle lezioni di Karate era orientata maggiormente ad un pubblico mediamente adulto e vi era una forte carenza di bambini e donne. L’approccio verso i più piccoli è avvenuto successivamente con l’introduzione del progetto di gioco - motricità, messa a punto nel mio caso, dalla precedente Federazione FILPJK che oggi è denominata FIJLKAM. In merito alla partecipazione più costante e significativa delle ragazze, bisogna attendere i primi anni del 2000. Cosa rarissima, era incontrare una Maestra di Karate. Gli aspetti più rilevanti del Karate, rispetto al passato, sono molteplici e tra questi vi è l’introduzione della metodologia sportiva e la maggiore spettacolarizzazione, riversata nelle competizioni, previste nel calendario Federale. L'orientamento innovativo è rivolto particolarmente alle esigenze visive del pubblico, distinguendo nettamente il Karate sportivo dal Karate Do tradizionale. Quello che si attende dal Karate sportivo nel prossimo futuro è la partecipazione costante ai giochi Olimpici.
Maestro, cosa pensa della violenza sulle donne?
Credo sia aberrante per l’essere umano, sostenere una qualsiasi ragione attraverso la violenza, specialmente sulle donne, private spesso della dignità ed in casi estremi anche della loro vita. Le discipline marziali, contribuiscono sicuramente ad attenuare il fenomeno della violenza sulle donne, come anche quella sugli uomini, molto meno evidenziata dai media, offrendo l’opportunità di esercitare il corpo lo spirito e la mente, riformulando positivamente le probabilità di successo in caso di aggressione. Certo, il processo evolutivo è graduale, e va costantemente alimentato, così come fa il Karateka. Il consiglio per attivare il processo evolutivo è di non accettare facili compromessi, assumendo atteggiamenti propositivi a salvaguardia della propria o dell’altrui incolumità.
Il mio contributo a sostegno delle vittime sulla violenza è: Difesa Donna (Gianpiero Piccirillo). Un progetto ideato per la città di Taranto, avviato nel 2012 in collaborazione con i colleghi marziali e diverse figure professionali di altro genere. I seminari sono formulati, valutando i livelli applicativi, considerando le condizioni psicofisiche dei partecipanti. L’invito alla partecipazione è esteso anche a chi desidera, attivare un percorso esplorativo - preventivo in cui certi aspetti o carenze, per essere migliorate, necessitano di approfondimento. I criteri selettivi adottati sin dal principio, a cui si aggiungono le normative in materia di DPCM, determinano un numero adeguato dei partecipanti, per un più attento e sereno, svolgimento durante ogni lezione.
Maestro Gianpiero Piccirillo, qual è per Lei il messaggio finale di questa sua intervista?
L’intervista ha evidenziato alcuni aspetti identitari del Karate e della sfera personale, ma il messaggio finale che desidero condividere, è: il Karate è applicazione dell’arte nella vita. Mi auguro di aver fornito una visione più ampia, corretta e sincera del Karate, rispetto agli stereotipi del passato. Chiariti alcuni aspetti, molti altri attendono ancora di essere affrontati. L’invito per tutti è di formulare ulteriori interrogativi a cui sarò lieto di rispondere.
ESPERIENZA PERSONALE
L’esperienza personale, acquisita durante la formazione di questa arte marziale è stata completata anche oltre le mura protettive del Dojo, grazie all’apporto dei compagni di allenamento e dei diversi Istruttori o Maestri incontrati nel percorso di vita intrapreso. Spesso, l’ambiente esterno incide negativamente sulle possibilità di successo del singolo atleta, perché generalmente all’esterno non esistono controlli sulle regole e sul rispetto dei ruoli, che contrariamente, sono presenti in palestra e che vengono rispettati, incominciando dall’Insegnante, fino a coinvolgere tutte le figure che frequentano il luogo di allenamento. Un aspetto di fondamentale importanza per il praticante di Karate è la motivazione alla pratica addotta che è determinante per migliorare le capacità della sfera personale, conducendolo inevitabilmente sulla strada successo. La condizione importante per raggiungere il successo, è credere in se stessi, non arrendersi alle prime difficoltà che si presentano lungo il percorso intrapreso, superando gli ostacoli con entusiasmo, e modificando gli errori commessi, trasformandoli in azioni positive, volti a risolvere e migliorare gli inciampi che si presentano durante la pratica. Questo è valido sia all’interno del Dojo che all’esterno, in questo modo si dimostrerà ciò che veramente uno è. Ovvero si lascia alle spalle quello che eravamo e si scopre quello che vogliamo essere nella vita.
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