Sparatoria in via Cesare Battisti, arrestati i due autori. Ecco com'è andata...
A seguito di indagini dirette dalla Procura della Repubblica di Taranto, gli agenti della Questura di Taranto ha dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di due misure cautelari personali in carcere disposte dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Taranto nei confronti di due pregiudicati B.C. e S.F., rispettivamente di anni 54 e 58, ritenuti gravemente indiziati dei reati di tentato omicidio e detenzione e porto illegale di pistola, avendo tentato di cagionare la morte di un pregiudicato 32enne di Taranto, esplodendogli contro due colpi di arma da fuoco con una pistola, non riuscendo nell'intento solo grazie alla pronta reazione della stessa vittima che riusciva a sfuggire all’agguato.
I fatti risalgono alla mattina del 2 luglio scorso, quando veniva segnalata al “113” l’esplosione di alcuni colpi d’arma da fuoco da parte di ignoti all’indirizzo di una coppia, che tuttavia rimaneva illesa.
Giunti sul posto i poliziotti hanno accertato che la richiedente era la stessa moglie della vittimadell’agguato, che nel frattempo si era dato alla fuga riuscendo solo così a sfuggire ai suoi due aggressori. Sul luogo dell’evento venivano rinvenuti 2 bossoli calibro 7,65.
Le indagini avviate da subito dagli agenti della Squadra Mobile consentivano di ricavare alcune prime utili informazioni da parte di alcuni passanti, spettatori, loro malgrado, del tentato agguato, messo a segno in pieno giorno, nel centro cittadino, non curanti del passaggio di altre persone.
La stessa vittima, tornata indietro sul luogo dei fatti, forniva alcune prime indicazioni, pur tacendo volutamente sull’identità del soggetto che aveva tentato alcuni istanti prima di colpirlo a morte, di cui descriveva l’abbigliamento, ma che affermava indossasse un casco integrale che gli aveva impedito di scorgerne il viso; circostanza risultata poi del tutto falsa, al punto da costargli il deferimento per favoreggiamento personale.
E difatti le indicazioni di altri soggetti estranei ai fatti hanno invece consentito di accertare come, seppure uno dei due responsabili vestisse gli stessi abiti che aveva indicato la vittima (il che ha consentito di pervenire successivamente alla sua esatta individuazione), lo stesso si era mostrato a quest’ultima a viso scoperto.
La prima descrizione raccolta di uno dei due soggetti ha consentito di individuare ed identificare il medesimo attraverso la certosina ricerca e la successiva analisi di decine e decine di filmati, ricavati dai sistemi i video-sorveglianza più prossimi al luogo dell’agguato.
Non solo, proprio l’individuazione di colui che aveva inseguito la vittima sparandogli contro alcuni colpi di arma da fuoco ha consentito altresì di individuare un secondo soggetto che a lui si accompagnava negli istanti immediatamente successivi all’agguato.
I due soggetti, provenienti dalla via C. Battisti, venivano notati infatti allontanarsi insieme in direzione via Plateja, dove poi si dividevano seguendo direzioni opposte.
L’analisi di altri sistemi di video-sorveglianza ha consentito così di risalire anche all’individuazione e successiva identificazione del secondo soggetto. Più in particolare, è stato il raffronto con quanto ricavato dall’analisi dei tabulati delle utenze della vittima e del primo dei due autori del tentato omicidio a consentire di risalire all’identità del complice, essendo quest’ultimo emerso nei contatti telefonici tenuti sia prima che immediatamente dopo l’agguato (momento in cui evidentemente i due prendevano nuovamente contatti telefonici per ricongiungersi ed allontanarsi assieme dalla zona).
Il raffronto dei fotogrammi dei video estrapolati (ove entrambi vengono notati allontanarsi a passo spedito, mantenendo per l’intero tragitto una delle due mani in tasca, come a trattenere qualcosa occultata al suo interno) con le foto dei due soggetti oggi tratti in arresto, ha consentito sin da subito di riconoscere gli stessi negli autori del fatto. L’uno, in particolare, individuato in colui che ha esploso i colpi di arma da fuoco, l’altro ritenuto concorrente del primo, avendone condiviso ed agevolato il proposito omicidiario.
Quanto al movente, pur dovendosi evidenziare l'assenza di collaborazione della vittima, il quale ha taciuto in ordine all'identità dei due assalitori ed ai loro reciproci rapporti, l’ipotesi investigativa tuttora al vaglio vede tutti i predetti soggetti quali concorrenti in possibili condotte estorsive.
Sulla base della complessiva attività di indagine svolta, e tenuto conto, oltre che dei precedenti dei due soggetti (omicidio tentato, lesioni personali, detenzione e porto illegali di arma e ricettazione), anche dell'utilizzo da parte loro di un’arma ad elevatissima potenzialità lesiva quale è appunto una pistola, della reiterazione e della distanza assai ravvicinala dei colpi esplosi, con il successivo breve inseguimento vanificalo dalla fuga repentina della vittima – circostanze tutte sintomatiche della finalizzazione dell’azione verso un esito letale o quantomeno verso il grave ferimento del destinatario dei colpi –, è stata ritenuta unica misura cautelare idonea da applicare nei loro confronti quella della custodia cautelare in carcere.
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