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I Genitori Tarantini scrivono a Mattarella: "Venga a Taranto e porti via questa puzza di polvere, morte e malattie"

04.09.2017 16:07

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Presidente Sergio Mattarella,

giunge conferma della Sua intenzione di venire a Taranto per inaugurare il nuovo anno scolastico. Lo farà, si legge, all’interno dell’Istituto Pirandello, la scuola del quartiere Paolo VI tristemente e brutalmente vandalizzata da alcuni giovani delinquenti verso la fine dell’aprile scorso.

Verrà, dunque, a Taranto, la città tristemente e brutalmente vandalizzata dallo stesso Stato italiano a colpi di decreti legge sparati come da una mitragliatrice dall’inesauribile caricatore.

Verrà e, se saremo tanto fortunati da vedere un po’ di pioggia cadere prima del Suo arrivo, non dovremo neppure stendere il famoso tappeto rosso perché a Lei sarà dato di vederlo misto all’acqua.

Verrà per rimarcare l’importanza dell’istruzione che porta alla conoscenza e alla consapevolezza, che fa diventare uomini e donne degni di vivere in un mondo libero, coltivatori essi stessi di libertà e dignità.

Verrà. E le Sue parole saranno riportate dalla stampa dell’intera nazione, pronta a sottolineare la vicinanza della più alta carica di una Repubblica democratica alle persone buone, intraprendenti, rispettose delle leggi che regolano la tutela del bene comune. Così come evidenzierà in grassetto la totale distanza dello Stato da atti vandalici mirati a destabilizzare le fondamenta del vivere civile.

Verrà e ci parlerà dell’articolo uno della Costituzione, legandolo di passaggio alla salute e all’ambiente, senza voler approfondire, consolidando la tradizione, presente anche nei suoi predecessori, di parlare del lavoro come primo diritto per l’uomo libero.

Verrà sorvolando sul fatto che a Taranto il lavoro determina una riduzione, una messa in pausa di altri diritti dei tarantini a favore della produzione venefica e mortale di una grande industria cui tutto è stato concesso.

Verrà sperando che quel giorno non ci sia quel vento che arriva da Nord/Nord-Ovest capace di stravolgere l’intervento che i Suoi collaboratori (o Lei stesso) stanno scrivendo per l’occasione.

Verrà e poi andrà via, magari dicendo a se stesso “anche questa è fatta!” (cosa assolutamente normale, sia chiaro).

Come Genitori tarantini vorremmo che Lei portasse con sé le sofferenze di un’intera provincia della Repubblica italiana, il numero delle morti e degli infortuni sul lavoro negli ultimi 50 anni, il numero dei morti, dei malati, dei disoccupati che la grande industria ha mietuto, dopo un’accurata semina di disinformazione e menefreghismo.

Vorremmo poter credere ancora che il Presidente della Repubblica democratica italiana può, se vuole, indicare direttive atte ad interrompere questa costante ed insopportabile puzza di polvere, morte e malattie.

Vorremmo che Lei tornasse a casa con gli occhi pieni della bellezza mozzafiato di Taranto e valutasse quanta potenzialità e quali opportunità offre questo territorio, perché la bellezza si può ferire, violentare, nascondere, ma mai potrà morire. Resisterà in eterno, vedendo abbruttire ancora di più l’inumanità di persone che avrebbero potuto fare e che non hanno fatto o, peggio ancora, che hanno fatto, pur nella conoscenza, con la consapevolezza di contribuire non al bene dell’Italia, ma al male di una parte di questa.

Quella conoscenza e quella consapevolezza che vengono dall’Istruzione, della quale ci parlerà a breve, di persona.

Cogliamo l’occasione della sua visita per chiederLe di voler ricevere per qualche minuto una delegazione dei Genitori tarantini.

Nel frattempo, benvenuto a Taranto, Presidente, la città fondata dagli spartani sulla bellezza assoluta.

Genitori tarantini

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