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Taranto, massaggi hot nel b&b del centro. Scatta la condanna per tre imputati

30.06.2023 13:08

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Taranto - Tre condanne, una assoluzione e un rinvio a giudizio. Si è chiuso così il primo grado di giudizio nei confronti dei cinque imputati coinvolti nell'inchiesta della Squadra Mobile ribattezzata “Elegance suite” che ha portato alla luce «centri benessere a luci rosse» in un b&b del centro di Taranto.

Il giudice Giovanni Caroli ha condannato la coppia di gestori e una donna che avrebbe reclutato massaggiatrici. Il pm Vittoria Petronella aveva chiesta condanne fino a 3 anni e 6 mesi, ma il collegio difensivo, composto dagli avvocati Marcello Ferramosca, Carmine Urso, Daniele Convertini e Francesco Sallustio è riuscito a ottenere pene decisamente più basse. Ai due gestori, un 44enne tarantino e una 30enne di origine straniera, il giudice ha inflitto rispettivamente condanne a 2 anni e 6 mesi e 1 anno e 4 mesi. Per la terza donna, invece, la pena è di 10 mesi di reclusione. Assolta da ogni accusa, invece, una quarta imputata difesa dall'avvocato Andrea Albanese: il suo difensore è riuscito infatti a dimostrare che la donna era stata costretta a commette l'accusa contestata per non macchiare il suo onore. Infine l'unico imputato che ha scelto il rito ordinario, difeso dall'avvocato Daniele Galoppa. È stato rinviato a giudizio: il processo nei suoi confronti prenderà il via il 6 novembre.

Le attività investigative dei poliziotti, coordinate dal pm Petronella, ruotavano intorno a un b&b con centro benessere situato in una delle principali vie del centro città. Massaggi hot per tutti i gusti: per singoli e coppie e persino sadomaso e feticisti. Sulla carta quindi era un elegante bed and breakfast, nel cuore della Taranto bene, ma per gli investigatori era una casa d’appuntamenti in cui sesso e soldi andavano a braccetto.

Secondo l'accusa, il 44enne al telefono concordava prestazioni, offriva indicazioni, stabiliva le tariffe e poi fissava gli appuntamenti. I clienti provenivano principalmente dalla provincia, ma anche da quelle vicine e, in alcuni casi, persino dalla Basilicata. Oltre alle centinaia di telefonate, i poliziotti hanno ascoltato anche decine di testimoni, raccolto le pubblicazioni fatte sui social network e sui siti di incontri e concluso che l’uomo era di fatto il titolare «di una vera e propria casa di prostituzione mascherata da centro massaggi» mentre la sua collaboratrice era una sorta di «maitresse» della casa di appuntamento. Ma i due potevano contare anche sul supporto di un terzo uomo, un 51enne di Taranto, che svolgeva le mansioni di autista di fiducia: secondo l’accusa, era infatti incaricato del trasporto delle ragazze che in alcuni casi arrivavano anche dal leccese. A reclutarle, oltre al 44enne, ci sarebbe stata anche una donna salentina. Ma le attività di scouting delle massaggiatrici non sempre andavano a buon fine. In alcuni casi, agli annunci pubblicati online, rispondevano donne interessate realmente al lavoro di massaggiatrice, ma si ritrovavano di fronte a gigantesche ipotesi di guadagno in cambio di prestazioni «aggiuntive». E alcune, dopo aver rifiutato, hanno anche svelato online la natura del centro.

FONTE: GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO

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