TRASFORMAZIONI COREUTICHE IN ETÀ MODERNA

Tra la fine del Seicento e la metà del Settecento la danza viene a contatto con tutti gli strati della società senza distinzione tra ballerini professionisti e dilettanti

Gli sfarzi di corte del Rinascimento erano diventati eccessivi in materia di rappresentazioni  tersicoree. In Francia re Luigi XIV, appassionato per il genere artistico del balletto, nel 1661 fonda l'Académie Royale de Danse. "Un tiranno che quando ballava non incuteva nessun timore". Quando il poeta inglese pone il danzatore Isaac d’Orleans accanto a Virgilio e Raffaello riconosce per la danza la supremazia alla Francia e ancora più chiaramente così si esprime:”nessuno sarà tanto presuntuoso da competere con la Francia sia per l’invenzione nella danza, sia per l’esecuzione”. Nel diciottesimo secolo Raoul-Aouger Feuillet scrive un libro dove raccoglie le posizioni ed i passi base della danza. Si abbandonavano l’espressività, la vita, la naturalezza, ma si guarda alla chiarezza, all’ordine, all’equilibrio. Si svilupparono elementi di tecnica, virtuosismi e acrobazie. I danzatori avevano il volto coperto da maschere ed indossavano parrucche, scarpe col tacco, mentre le danzatrici indossavano larghe e lunghe gonne con stretti corpetti. Con non poche difficoltà la danza femminile prevalse su quella maschile. Vennero introdotti il tutù e le scarpette a punta. L’inclinazione per l’uso della corsa e dei piccoli e grandi salti si diffuse nell’ambiente della danza, sostituendo i passi scivolati lungo il pavimento e le pose languide dei balletti precedenti. L’idea di un cambiamento venne da Gasparo Angiolini che insieme al francese Jean-George Noverre si adoperarono per una riforma della danza teatrale, ribellandosi all'uso imperante di passi virtuosistici vuoti di espressione e di "anima" ed esortando alla composizione di movimenti più naturali e significativi. Nulla è più affidato all'impulso e all'improvvisazione e le danzatrici diventeranno richieste e ricercate più dei colleghi maschi.

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