“OPS… HO PERSO LA TESTA”: URAGANO DI APPLAUSI ALL’ORFEO PER LA COMPAGNIA TEATRALE “MASSIMO TROISI”
L’ennesima prova d’autore sul palcoscenico del Teatro Orfeo. La pioggia di applausi che si rinnova, puntuale e convinta, testimone di un cambiamento autoriale sempre più percettibile ed evidente
Il meritato successo di “Ops… Ho perso la testa”, l’ultimo lavoro teatrale firmato dal commediografo tarantino Raffaele Boccuni non sorprende. Il consenso degli spettatori è un patrimonio ormai consolidato e mai sciupato.
Ma chi ricordava i primi lavori di Boccuni e della sua Compagnia “Massimo Troisi” e si ritrovasse catapultato in teatro, magari a distanza di una decina d’anni, potrebbe sentirsi stranito. Il lungo viaggio del “registattore”, partito dai testi in vernacolo per approdare, negli ultimi anni, alla scrittura interamente “in lingua” sta arrivando all’approdo desiderato. Raccontare la vita “vera”, le “storie di tutti i giorni”, i tormenti e le speranze, le inquietudini e i buoni sentimenti, i momenti amari e le feste famigliari. Il messaggio finale, l’appello etico e morale non era mai mancato: adesso si accompagna a testi sempre più narrativi e impegnati.
“Ops… ho perso la testa” è la storia di Cinzia, una madre sfiduciata e un po’ bacchettona (sempre più convincente Rossana Fornaro), assunta da tutti come esempio di inconsistenza, incapacità, inutilità e denominata “dinosaura, arpia e carogna”. Un dramma psicologico, di fronte all’acclarata complicità tra il padre Cesare (Pino Calcagni, una garanzia), professore universitario superficiale e donnaiolo, e le figlie Eleonora (Simona De Vita, credibile e naturale) alla vigilia della laurea, e Sandra (la sempre vulcanica Irma Presta), sorella invidiosa e… viveur.
Non basta a consolare Cinzia il sostegno della migliore amica Claudia (Maria Teresa Liuzzi, anima della compagnia perfettamente a suo agio anche nel ruolo di trait d’union della storia), corteggiata a sua volta da un postino-folletto sempre in vena di scherzi e battute (il riuscitissimo cameo dello stesso Boccuni). Completano la scena i cognati di Cinzia: Simona (una divertente Orietta Degiorgi), ricca ma allo stesso tempo avara e scroccona, e il suo compagno Max (bravissimo Franco Bergami), eterno Peter Pan con le cuffiette mp3 sempre sulla testa e i nomi dei cantanti continuamente storpiati. La parte “cabarettistica” è affidata a John, vicino di casa con la fissazione di un provino ad “Amici”, conteso da Eleonora e Sandra (ottimo Dino D’Antoni, ormai consapevole della sua comicità “fisica”).
La scoperta di un male incurabile (drammaticamente attuale nel nostro territorio) spinge Cinzia a liberarsi della cappa di dolore e rassegnazione di cui è rimasta vittima per troppo tempo: ne canta quattro a tutti, dice tutto ciò che avrebbe sempre voluto dire senza averne il coraggio. Ma la malattia era solo un errore: colpa di una cartella medica scambiata. E anche tutte le altre vicende appartenevano ad un sogno/incubo. Oppure no?
“Non badate alle apparenze ma alla sostanza, la vita può cambiare in un attimo” è la riflessione offerta, tra gli applausi finali, da Boccuni e Liuzzi al loro fedele pubblico.
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