La storia di Taranto

LA STORIA DI TARANTO / 26a PUNTATA - TARANTO E LA PRIMA GUERRA MONDIALE

14.08.2013 16:30

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La nostra città durante il primo conflitto mondiale

Molteplici le cause, così come le vittime mietute nel giro di pochi anni. In tal senso, i numeri relativi al primo conflitto mondiale sono stratosferici: otto milioni e mezzo di morti e ben oltre venti milioni di feriti, praticamente la metà delle forze umane mobilitate. E la denominazione di Grande Guerra risiede proprio nell'efferato bagno di sangue che vede coinvolti tre continenti. Paradossalmente Taranto, allo scopo di alimentare questa carneficina, risorge dalle proprie ceneri con l'iperattività di Arsenale e Cantieri Tosi, dove si riparano navi e se ne costruiscono nuove.

La città è un via vai di soldati provenienti da ogni parte del Vecchio Continente (e non solo) e di imbarcazioni, con conseguente frenetica circolazione di denaro che conferisce una certa stabilità economica alla popolazione locale. Malgrado il ruolo di notevole importanza assegnatole dal Governo, Taranto non subirà alcun attacco rilevante da parte delle forze nemiche. Anzi, le difese a disposizione in caso di eventuali offensive si mostrano efficaci alla prima -ed unica- occasione. E' il marzo del 1916, quando un sommergibile tedesco viene affondato nello specchio del Mar Grande: i sedici componenti dell'equipaggio, tutti morti, vengono tuttavia degnamente sepolti nel nostro cimitero. Qualche mese più tardi, un incidente tecnico all'interno della nave Leonardo da Vinci provoca la morte di oltre 341 uomini tra ufficiali, sottufficiali e marinai, benchè qualcuno parli di attentato. Conclusa la guerra, 'ergo' l'estenuante produzione bellica, in città torna a spirare il vento della miseria. Ma non vanno dimenticati coloro i quali hanno perso la vita sul campo, lontani dalle proprie famiglie e dai propri affetti. In loro memoria viene progettato e realizzato (ben dodici anni dopo la fine delle ostilità!) il famoso Monumento ai Caduti, che s'innalza fiero dal pavimento di Piazza della Vittoria, e finanziato in buona parte dalla non agiata cittadinanza che decide di autotassarsi. Agli inizi degli anni Cinquanta, la Marina Militare non vuol essere da meno pretendendo (a torto o a ragione?) l'aggiunta di un ulteriore gruppo statuario al fine di commemorare i caduti italiani (nulla, dunque, a che vedere con i nostri concittadini) nei mari.


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