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Cronaca dalla Curva Nord: Taranto 1- Altamura 2, un ritorno amaro

di Rossana Sangineto

21.09.2024 23:47

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Taranto, Stadio Erasmo Iacovone, stasera, dopo settimane di silenzio forzato, le porte chiuse si aprono di nuovo, accogliendo il cuore pulsante del tifo: la Curva Nord. 
Il pubblico, più incazzato che ferito, si riversa sugli spalti non per celebrare la squadra, ma per manifestare tutto il malcontento. I cori, fin da subito, non lasciano spazio a dubbi: "Giove, vattene a fanculo", si alza forte e chiaro sopra ogni altro suono, riecheggiando nell’aria come un grido di dolore e rabbia.

Il Taranto, nonostante tutto, scende in campo deciso. Al 30’, sullo sfondo di una curva che urla il suo dissenso, la palla sembra trovare finalmente una direzione diversa: Shiba inaspettatamente buca la rete. La gioia esplode, per nulla scontata, ma dura solo il tempo di un’esultanza. Perché qui, oggi, la ferita è troppo profonda per essere curata con un gol. I cori continuano, perché il calcio, per questa gente, è solo una parte della storia: c’è la dignità, c’è l’orgoglio, c’è un senso di appartenenza tradito.

Durante l’intervallo, un gesto quasi simbolico: Fabbro, avvicinandosi alla curva, stringe la mano ad alcuni bambini presenti. L'unico momento realmente emozionante della serata.

La ripresa è un’altra storia. L’Altamura che, fino a quel momento, aveva creato senza finalizzare, ribalta il copione. Al 64’, Dipinto trova il varco giusto, riportando il risultato in parità. La Curva sospira, mentre i cori non accennano a spegnersi, trasformandosi in un inno malinconico e rabbioso al tempo stesso: "Giove vattene", "Lucchesi via da Taranto" ripetuti come mantra, perché è l'unica soluzione possibile. 

All'80', D’Amico sigla il gol decisivo per l’Altamura.
"Liberateci, liberateci", è ormai un grido disperato: non c’è più spazio per questa società ed è arrivato il momento che Giove se ne renda conto.

Quando l’arbitro fischia la fine, la sensazione è pesante, quasi soffocante. Questa sconfitta non è solo un risultato negativo. È un segno di quanto stia accadendo fuori dal campo. 
Una città intera, una tifoseria, che si sente tradita, abbandonata, e che non riesce più a riconoscersi in una gestione che, agli occhi di tutti, ha perso il contatto con le sue radici.

Ma una cosa resta, forte e chiara: il sostegno ai colori. "Contro diffide e repressioni, continueremo a sostenere il nostro amor" si alza, anche in mezzo alla delusione. Perché, in fondo, al di là di chi guida la nave, il rossoblù ci scorre nelle vene, e non smetterà mai di farlo. La Curva è qui, presente, nonostante tutto.

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