Cronaca dalla Curva Nord: Taranto 1- Altamura 2, un ritorno amaro
di Rossana Sangineto
Taranto, Stadio Erasmo Iacovone, stasera, dopo settimane di silenzio forzato, le porte chiuse si aprono di nuovo, accogliendo il cuore pulsante del tifo: la Curva Nord.
Il pubblico, più incazzato che ferito, si riversa sugli spalti non per celebrare la squadra, ma per manifestare tutto il malcontento. I cori, fin da subito, non lasciano spazio a dubbi: "Giove, vattene a fanculo", si alza forte e chiaro sopra ogni altro suono, riecheggiando nell’aria come un grido di dolore e rabbia.
Il Taranto, nonostante tutto, scende in campo deciso. Al 30’, sullo sfondo di una curva che urla il suo dissenso, la palla sembra trovare finalmente una direzione diversa: Shiba inaspettatamente buca la rete. La gioia esplode, per nulla scontata, ma dura solo il tempo di un’esultanza. Perché qui, oggi, la ferita è troppo profonda per essere curata con un gol. I cori continuano, perché il calcio, per questa gente, è solo una parte della storia: c’è la dignità, c’è l’orgoglio, c’è un senso di appartenenza tradito.
Durante l’intervallo, un gesto quasi simbolico: Fabbro, avvicinandosi alla curva, stringe la mano ad alcuni bambini presenti. L'unico momento realmente emozionante della serata.
La ripresa è un’altra storia. L’Altamura che, fino a quel momento, aveva creato senza finalizzare, ribalta il copione. Al 64’, Dipinto trova il varco giusto, riportando il risultato in parità. La Curva sospira, mentre i cori non accennano a spegnersi, trasformandosi in un inno malinconico e rabbioso al tempo stesso: "Giove vattene", "Lucchesi via da Taranto" ripetuti come mantra, perché è l'unica soluzione possibile.
All'80', D’Amico sigla il gol decisivo per l’Altamura.
"Liberateci, liberateci", è ormai un grido disperato: non c’è più spazio per questa società ed è arrivato il momento che Giove se ne renda conto.
Quando l’arbitro fischia la fine, la sensazione è pesante, quasi soffocante. Questa sconfitta non è solo un risultato negativo. È un segno di quanto stia accadendo fuori dal campo.
Una città intera, una tifoseria, che si sente tradita, abbandonata, e che non riesce più a riconoscersi in una gestione che, agli occhi di tutti, ha perso il contatto con le sue radici.
Ma una cosa resta, forte e chiara: il sostegno ai colori. "Contro diffide e repressioni, continueremo a sostenere il nostro amor" si alza, anche in mezzo alla delusione. Perché, in fondo, al di là di chi guida la nave, il rossoblù ci scorre nelle vene, e non smetterà mai di farlo. La Curva è qui, presente, nonostante tutto.
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