Danza

CUBA, STORIE DI RIVOLUZIONI, RITMI E ATTESE

20.12.2014 06:29

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Nell’autobiografia del presidente Barack Obama si legge: ”Sono nato pochi mesi dopo la fallita invasione della Baia dei Porci e pochi mesi prima della crisi dei missili". E’ incredibile, eppure tutta la storia recente di Cuba sembrerebbe racchiusa proprio in questo scorcio epocale legato alla vita dell’uomo che ne cambierà le sorti. Un racconto scandito nel tempo in maniera quasi romanzesca quando i due Paesi erano grandi amici nell’epoca di Batista Fulgencio, Lucky Luciano e della mafia italo americana. “Gioiello” situato di fronte le coste americane, già Colombo annota nel suo diario: ”Questa isola è la più bella che gli occhi umani abbiano visto, piena di ottimi porti e fiumi profondi, con quel mare che sembra non doversi mai sollevare”. Con la Rivoluzione castrista, considerata dopo quella messicana la più importante che abbia avuto luogo nell’America Latina nel corso del XX secolo, si gettano le basi del lungo periodo di isolamento con gli ex amici americani. Dai primi anni cinquanta, con il dittatore Batista al potere, Cuba si trasforma in una sorta di "Isola del Piacere" e patria della malavita statunitense. C’è tutto nella rivoluzione cubana: “i barbudos”, i balli, le feste, il “medico” combattente Ernesto Guevara de la Serna (detto il “Che”), date simboliche come il fallito assalto alla caserma della Moncada, (26 luglio 1953) che aveva lo scopo di scatenare un movimento sociale che propiziasse la fine della dittatura. L'Avana, "perla dei Caraibi", si scopre, almeno nell’ottica americana, trasgressiva, inondata di ritmi e musiche che ne animano la sua vita notturna. Ecco cosa scrive Israel "Cachao" Lopez a tal proposito: "I balli erano fantastici, con molto colore, molto pubblico, con la gente che sudava, ma che si divertiva moltissimo…". Nonostante la dura repressione dispotica, alla quale fa da contraltare il formarsi di un’opposizione nella quale convergono lavoratori, comunisti, intellettuali, l’isola è tutto un pullulare di locali, casinò, cabaret. Già a partire dal 1947 cominciano a prendere forma i primi luoghi di ritrovo. Alla periferia della capitale, per esempio, nasce uno dei cabaret più straordinari: il Tropicana, laddove, successivamente, nei giardini della birreria Tropical, vede la luce il Salon Rosado, un locale frequentato da soli cubani. In un clima corrotto, malfamato e instabile, una specie di rinascita musicale e culturale prende piede. Gran parte dei giovani riesce a riunirsi nei saloni e in alcuni club per vari momenti danzanti, quasi sempre animati da orchestre. Sono anni di profondo cambiamento politico e sociale, ma anche musicale. E’ proprio in questo periodo che Perez Prado ottiene un grande successo con “Que rico Mambo” (1951) e contemporaneamente il violinista Jorrin getta le basi de “La Enganadora”, considerato il primo chachacha in assoluto. Intanto un giovane avvocato, Fidel Castro, insieme ad un manipolo di uomini, sbarca sulle coste dell’isola per dar vita all’inizio della rivoluzione: il Guevara, Camilo Cienfuegos, Raul Castro, uomini coraggiosi che stanno per mettere fine ad un potere dispotico. Se ne accorge il rappresentante del governo Usa, Wieland, che ad un giornalista dichiara:  “so che molti considerano Batista un figlio di puttana (…) ma anzitutto mettiamo gli interessi americani”. Così descrive la situazione Hugh Thomas: “La lotta sembrava ridursi all’unico duello tra Batista e Fidel…”. Con la vittoria di Santa Clara del mitico combattente, il leggendario Che, e l'ingresso trionfante (in realtà fu una messa in scena visto che Batista era già fuggito) all'Avana del 31 dicembre 1958, Fidel Castro sconfigge il rivale e diventa il leader maximo. Castro avvia importanti riforme, come quella agraria, nazionalizza le imprese straniere, prende il potere assoluto. Così facendo, però, inasprisce i rapporti con gli Stati Uniti che avevano fatto forti investimenti nell’isola. Cuba entra nell'orbita dell'Unione Sovietica stipulando diversi accordi. Ne consegue un allontanamento politico ed economico che dura da più di cinquant’anni. A Cuba è difficile avere un apparecchio tecnologico, un cellulare, una stampante, un computer: tutti beni di lusso che spaventano il regime. Del resto per gli intellettuali non allineati il motto di Castro è: “All’interno della Rivoluzione tutto, fuori della Rivoluzione niente!”. A distanza di una crisi durata 53 anni, il Presidente degli Stati Uniti ammette che l'embargo è stato un fallimento auspicando una serie di misure che abbattono l'impianto delle sanzioni. Separano i due Paesi soli 145 km, ma che sembrano molto più vicini dopo questi ultimi risvolti. E suonano come una vittoria le parole del Pontefice, grande mediatore, quando dice: “Oggi siamo contenti, perché due popoli lontani da tanti anni, hanno fatto un passo di avvicinamento…". I cubani, da secoli capaci di fare appello a tutta la loro inventiva, sopravvivono con stipendi che si attestano su una media di dieci dollari al mese. Dunque si deve prevedere necessariamente la cancellazione del lungo blocco economico, soprattutto deve nascere una nuova intesa e una nuova storia da riscrivere nella vita di un popolo, poiché ” Todos somos americanos”.



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