L'amarcord di TST: Roberto Amodio, 'A Taranto arrivai in un periodo difficile...'
L'ex difensore di Napoli, Avellino e Taranto: 'Nonostante i problemi ci giocavamo ogni partita al massimo'
DI ALESSIO PETRALLA
Dalla maglia del Napoli alla sfida tra capitani (nelle fila dell’Avellino) con Maradona, fino al Taranto nella difficile stagione 1992-93, in serie B (l’ultima della storia degli ionici in cadetteria). Stiamo parlando dell’ex difensore, ora Direttore della Primavera della Juve Stabia, Roberto Amodio che, a Tutto Sport Taranto, racconta la sua avventura in riva allo Ionio: “Quello appena passato è stato un periodo difficile visto che, nel 2020, nessuno si aspettava di dover vivere una pandemia così problematica. Regna ancora incertezza che si trasmette anche sul calcio: ci sono molte divergenze. Prima o poi tutto si dovrà sbloccare a prescindere dai costi dei protocolli medici”.
DECISIONI: “Decidere come terminare i campionati è una brutta gatta da pelare. Bisogna rendersi conto dei costi, soprattutto in serie C, facendo una buona selezione di società solide: sarà più difficile trovarle ma va fatto altrimenti si rischia che molte di queste non riescano a finire il campionato. Magari, andrebbe abbassato anche il costo dei contributi o addirittura attuare una riforma. Dispiace vedere città importanti che militano in categorie inferiori facendo spese folli per risalire: poi magari tornano in C e devono ridimensionare per via delle scadenze e delle conseguenti penalizzazioni. A finire la serie A c’è interesse ma per le categorie inferiori riprendere sarà difficilissimo. Ad esempio la Juve Stabia ha un campo comunale a differenza di qualche altra società che ha un centro di proprietà e che quindi può già effettuare, senza problemi, degli allenamenti individuali”.
LA SERIE A: “Ho giocato nel Napoli e sono stato capitano dell’Avellino: erano tempi diversi in cui i grandi calciatori giocavano tutti in Italia. Poi con il mercato aperto sono iniziati ad arrivare più stranieri che spesso facevano fatica a giocare”.
TARANTO: “Sono arrivato a Taranto dopo un campionato nel Lecce, nella stagione 1992-93. Sei mesi prima in riva allo Ionio, ogni domenica, c’erano 25000 o 30000 persone sugli spalti ed era una società modello. Arrivai in un periodo difficile per via di problemi societari. Cambiai due allenatori: Vitali e Caramanno. Affrontavamo viaggi lunghissimi in bus e non presi mai lo stipendio. In rosa c’erano grandi calciatori e ci potevamo salvare ma, essendoci tante problematiche, si faceva fatica anche con il materiale per l’allenamento. Nonostante ciò, abbiamo sempre lottato fino alla fine. Sono successe cose non volute perché, posso confermare, che il Presidente Carelli faceva sacrifici enormi”.
RICORDI: “A Taranto, ricordo, che mangiavo al Milan Bar e ho ancora in mente il magazziniere Aldo Scardino. Un napoletano non può non trovarsi bene in una città di mare come Taranto che all’epoca ospitava tantissimi militari. Ho ricordi bellissimi. Mi vengono, inoltre, in mente il Segretario D’oronzo e il ds Iacobucci. Tutti dovrebbero fare un’esperienza simile: ti fa capire tante cose. Il nostro Presidente, Donato Carelli, era padrone dell’Ippodromo Paolo VI in cui spesso ci allenavamo fermandoci a mangiare. Non prendendo soldi, ma nonostante avessi già famiglia, avevo investito su me stesso: oggi è difficile trovare gente che lo fa perché si sono persi i valori e l’amore per la maglia che s’indossa”.
GARE SIGNIFICATIVE: “Nonostante i tanti problemi ricordo che nei derby con il Bari di Tovalieri e Protti e con il Lecce ci battemmo alla grande bloccandole o perdendo facendole sudare tantissimo. La serie B di quei tempi era difficilissima con tanti squadroni tra cui, anche, la Cremonese e il Padova. La mia stagione finì con una squalifica per via di un brutto fallo: questo perché, soprattutto, in trasferta si sentivano frasi del tipo “statevi fermi tanto siete già retrocessi”. Ce la giocavamo sempre senza chiuderci e quindi rischiando qualcosa”.
CARAMANNO: “Era bravissimo e molto puntiglioso. Nonostante non percepissimo lo stipendio curava ogni dettaglio facendoci svolgere dei duri allenamenti. Forse era un po’ burbero ma avrebbe meritato altri palcoscenici. Era un tecnico già avanti di dieci anni rispetto al calcio che si giocava in quell’annata”.
SERIE D/H: “E’ un campionato difficile con tantissime squadre attrezzate e varie realtà importanti ed economicamente forti che hanno mantenuto l’intelaiatura fino alla fine. A mio parere è il più ostico tra tutti i raggruppamenti italiani. La classifica si stava delineando”.
IL TARANTO: “All’inizio, sulla carta, era tra le più forti. Ovviamente, però, non si vince sulla carta. Bisogna conoscere i calciatori e valutare bene gli under che in questo campionato sono fondamentali. Qualcuno di loro ha fatto bene e quindi bisognerà investire su questi. Non tutti possono giocare in riva allo Ionio perché li il calcio lo conoscono bene. Gli over devono, sempre, aiutare i più giovani e farli stare bene in modo che questi crescano. Serve una selezione accurata”.
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