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Continua la pesca illegale dei datteri di mare. La Guardia Costiera: "Tutto nasce dal gusto per il proibito"

25.08.2017 16:56

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Non sta conoscendo soluzione di continuità l’attività di vigilanza, rientrante in quelli che sono i propri compiti istituzionali, da parte degli uomini e delle donne della Capitaneria di Porto - Guardia Costiera di Taranto.

In particolare non sta conoscendo sosta l’attività di contrasto all’attività illecita di deturpamento dell’ambiente marino, attraverso la pesca abusiva del dattero di mare, oramai ritenuta una vera e propria piaga del territorio rivierasco tarantino.

Nella serata di ieri (24.08.2017) a seguito di un controllo del personale militare dipendente dall’Ufficio Locale Marittimo di Maruggio, presso una nota pescheria di Torre Colimena del Comune di Manduria è stata accertata, all’interno di una cella figo, in maniera ben occultata, la detenzione illegale di ben 3 (tre) Kg.  di Datteri di Mare  che avrebbe potuto fruttare nel mercato nero sui 200 - 250 Euro.

Si è provveduto al sequestro ed alla distruzione di quanto rinvenuto, e alla denuncia a piede libero del titolare dell’esercizio commerciale.

Mentre nella giornata odierna (25.08.2017) personale militare dipendente da questo Comando in collaborazione con il personale appartenente al Comando Carabinieri per la Tutela della Salute N.A.S. di Taranto, a seguito di un controllo effettuato all’interno di un esercizio commerciale, sito nella Città Vecchia di Taranto, è stato posto sotto sequestro giudiziario circa un quintale e mezzo di prodotto ittico di vari genere. Tale prodotto è stato rinvenuto all’interno di 2 (due) frigo congelatore all’origine freschi e sottoposti arbitrariamente a processi di congelazione con modalità e mezzi non idonei e non autorizzati, oltre alla presenza di alimenti con la data di scadenza superata da mesi. Per tali violazioni veniva denunciato il titolate dell’attività commerciale all’autorità giudiziaria competente.

Si evidenzia come l’attività di pesca del dattero di mare, purtroppo tornata in auge ultimamente lungo il litorale tarantino, trova giustificazione nella sua illiceità non solo a protezione della specie ma, soprattutto, per l’invasività ed il nocumento che detta pratica arreca all’ambiente marino. Per la pesca del dattero sono necessarie attrezzature quali martelli pneumatici e pinze, il cui utilizzo danneggia la fauna e la flora marina che si forma dove il dattero trova il proprio alloggio naturale, al punto che bisogna attendere decenni affinché la stessa, una volta danneggiata, si possa ripristinare.

Per questo motivo si esortano i cittadini a non indugiare nel segnalare alla locale Capitaneria di Porto, sia i punti vendita sia i ristoranti che propongono la vendita di datteri di mare, nonché di sensibilizzare i consumatori sul danno ambientale che causa la pesca di detto edule, atteso che la richiesta sul mercato è giustificata da un semplice quanto deleterio “gusto per il proibito”, non avendo il dattero di mare caratteristiche nutrizionali e di sapore che lo differenziano in modo evidente dai frutti di mare consentiti.

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