US Open, italiani: Roberta Vinci, quanto è dolce la prima semifinale Slam al 44° tentativo!
Una fantastica Roberta Vinci riesce a conquistare la prima semifinale Slam della carriera, batte Kristina Mladenovic in tre set dopo aver soffocato un tentativo di rimonta e aver lottato in un terzo set complicatissimo
Che cosa volete che siano 32 anni e mezzo, quelli di Roberta Vinci alla sua prima semifinale di Slam in 44 Major, quando fra i tennisti giunti alle fasi finali di questo US Open ci sono Roger Federer, 34 anni da agosto, Serena Williams, 34 a fine mese, Feliciano Lopez 34 fra due settimane, Venus Williams, 35 (per non parlare del doppio e di Daniel Nestor, 43 anni!).
Pensavo prima dell’inedita sfida Vinci-Mladenovic, che la “nostra” avrebbe potuto sfruttare l’effetto sorpresa del suo “tennis-vintage”, un po’ come Feliciano Lopez contro Fabio Fognini, e l’avevo scritto con un tweet.
E in effetti nel primo set la Mladenovic, che usa studiare le sue avversarie – quando non ci ha giocato… o non le conosce troppo bene (nel caso di Roberta è la prima situazione) guardando i video di YouTube, dove però non si possono provare le contromisure ad un rovescio effettuato con il taglio sotto la palla – ci ha capito ben poco sul gioco di Roberta, a cominciare dal suo servizio.
Proprio come Fabio contro Feliciano, quando non rispondeva mai. Roberta nel primo set ha perso la miseria di sei punti in cinque turni di servizio e le è bastato strappare a zero nel secondo game del match la battuta alla Mladenovic (guarda caso capace di mettere in cascina solo 3 punti contro 12 nei primi tre games!) per portare a casa il primo set 6-3 in 28 minuti.
Quando si dice l’effetto sorpresa (con l’aggiunta dell’ingrediente esperienza: Roberta, anche grazie al doppio, a cinque titoli Slam in coppia con Sara, sui campi centrali di tutti i Major c’è stata tante volte, molte ma molte più di Kiki).
Che i problemi avrebbero potuto sorgere dopo un primo set di studio… beh ero altrettanto convinto. Anche Fognini era salito 4-1 nel secondo set con Lopez, ma purtroppo senza capire molto di come ci era arrivato, senza trarne il dovuto profitto.
Io mi ero messo nella prima fila dietro al seggio del’arbitro, ma il sole picchiava in modo pazzesco, la camicia si è subito bagnata di sudore, sono scappato via dopo due games, invidiando il presidente ITF Francesco Ricci Bitti che stava all’ombra nella tribuna dei VIP (Ricci Bitti, tra parentesi, dopo 16 anni è in scadenza di mandato: a settembre ci saranno nuove elezioni a Santiago…dove voteranno soltanto i Paesi che manderanno un emissario! Assurdo…tipiche, inaccettabili robe della politica sportiva).
Roberta e Kiki non potevano scappare via, invece, da quel forno nel quale, da quando è stato installato quell’embrione di tetto lassù, non circola più il vento. Gli anni passati ce n’era sempre, fin troppo, adesso quando come oggi ci sono oltre 34 gradi a New York e probabilmente più di 40 sul cemento ribollente dell’Ashe ci si potrebbero cuocere le uova al tegamino.
Temevo per la resistenza di Roberta, quindi, perchè certamente Kiki avebbe provato a reagire. E, anche se ho sempre tifato per tutti i tennisti italiani, uomini e donne, in 139 Slam – e non solo ovviamente – per Roberta ci tenevo in modo particolare perchè il traguardo della sua prima semifinale in singolare meritava proprio di tagliarlo.
Tre volte nei quarti qui e sempre le era toccato misurarsi con un’italiana, ad un passo dal ranking di top-ten – un record cui tutti tengono in modo pazzesco, giustamente per poter raccontare al proprio figlio o nipotino “Ma lo sai che sono stata n.1 del mondo in doppio e fra le prime dieci del mondo in singolare?” – sfuggitole per un cumulo di circostanze sfortunate… poi i problemi anche psicologici seguiti al quasi inspiegabile divorzio da Sara Errani dopo aver vinto cinque Slam e centrato un anno e mezzo fa il Gran Career Slam con il trionfo più prestigioso e inatteso a Wimbledon, insomma è impossibile non essere contenti, che dico… stracontenti, per Roberta oggi.
Sono sicuro che se le avessero chiesto di investire gli 805.000 dollari del premio spettante ad una semifinalista pur di garantirsi questo prestigioso traguardo (anche se al prossimo turno ci sarà una Williams ad aspettarla ed una probabile battuta d’arresto), lo avrebbe fatto. E non solo perchè in carriera ha già incamerato, soprattutto grazie al doppio ma non solo, 8 milioni e 220.000 dollari di premi ufficiali (cioè senza contare gettoni di presenza e premi per la Fed Cup, varie esibizioni, contratti con gli sponsor).
Ubaldo Scanagatta - ubitennis.com
Commenti