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“Nel nome di mio figlio”, la forza di sopravvivere all’ingiusto carcere

04.09.2024 20:32

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Sarà presentato venerdì 6 settembre alle ore 20.30, in piazza della Vittoria il libro dell’avvocato cassazionista Nicola Sarcinella “Nel nome di mio figlio”, edito da Albatros, nell’ambito dello “Street Book Festival - Rassegna nazionale del Libro e della Lettura”, organizzato in collaborazione con il Comune.

Si tratta di una storia di malagiustizia, accaduta all’ avvocato tarantino, il quale, alla vigilia dell’Immacolata del 2013, in procinto di partire per le vacanze, fu svegliato all’alba dalla Guardia di Finanza e incarcerato con l’accusa di grossa frode fiscale. Tutto questo, a seguito delle indagini delle Procure di Milano e Pavia, basate su intercettazioni telefoniche dei soggetti in causa in cui, senza le opportune verifiche, era stato fatto il suo nome, solo perché loro recente ospite a cena. E da qui, l’inizio di una via crucis durata diversi anni, con tre mesi trascorsi dietro le sbarre (fra le case circondariali di Taranto e la ‘San Vittore’di Milano). Sarcinella racconta del suo arrivo in carcere: “Grosse chiavi aprono e chiudono i cancelli, rumori metallici accompagnano il suo tragitto lungo i corridoi del carcere, sotto lo sguardo diffidente dei detenuti oltre le sbarre, come solitamente accade per i nuovi arrivati. La cella è una stanza gelida, accogliente come una fogna, con in lontananza un sordo rumore di ferraglia”. E poi, le pesanti vessazioni da parte di detenuti, la casa messa all’asta, l‘abbandono dei familiari, la proposta (immediatamente rifiutata) di un patteggiamento che gli avrebbe consentito di abbracciare, da fresco papà, il figlioletto. Quest'ultimo gli ha dato la forza di lottare e gli ha fornito lo spunto per il titolo del libro. In tutti quei trascorsi importante è il conforto della fede ritrovata, con le immagini di padre Pio e di Don Bosco (sottratti dal portafogli prima di consegnare gli effetti personali) cui rivolgersi in preghiera nei momenti più difficili.

Drammatiche sono le sue testimonianze circa la detenzione, fra lenzuola di carta, cibo non adeguato (quattro taglie perse in poco tempo), nugoli di zanzare da cui è impossibile difendersi, affollamento delle celle, dove le prepotenze sono di casa, e tanti altri aspetti di una realtà carceraria dove, certamente, bisogna scontare la pena, ma senza perdere ogni dignità. Ma non mancano esperienze di solidarietà, come quella di un detenuto che, constatato la mancanza di indumenti di ricambio, gli donò una tuta rossa, conservata gelosamente quale segno di speranza in una realtà apocalittica come quella del carcere.

La vicenda ha il suo epilogo con l’assoluzione e un bagaglio di esperienze da vittima delle storture della giustizia, poi narrate nel libro.

“Sono convinto – dichiara l’autore - che questa storia vada raccontata perché può capitare a chiunque di ritrovarsi inconsapevolmente stritolato dagli ingranaggi giudiziari, con la necessità di essere sempre pronti a sapersi adattare alle situazioni più difficili, imparando l’arte del sopravvivere”.

Il libro è in vendita nelle librerie cittadine, su Amazon e su tutte le altre piattaforme digitali.

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