Iaco, Iaco... Iacovone

Erasmo Iacovone, un ricordo particolare

di Renato Caso

06.02.2015 18:39

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Trentasette anni fa Taranto perdeva il suo idolo. Il 6 febbraio del 1978 tragicamente scompariva Erasmo Iacovone. In una giornata particolare per tutto il popolo calcistico rossoblu il Taranto Football Club 1927 ha deciso di omaggiare il ricordo del simbolo della Taranto del pallone, colui che dà anche il nome allo stadio in cui ogni domenica una città intera insegue quel sogno volato via con lui. Erasmo Iacovone, unica bandiera, attraverso le parole di un tarantino che lo ha conosciuto, vissuto e amato.

 “Nel 1976, in via XX Settembre 2 abitavano Giorgio Fanti e Carlo Jacomuzzi. La società, che all’epoca aveva sede in viale Virgilio 20, aveva preso in fitto quegli appartamenti, di proprietà di un avvocato tarantino, per farci risiedere i calciatori che avevano famiglia. Erasmo veniva sempre lì, perchè con Fanti, soprannominato ‘Sette polmoni’, aveva stretto una forte amicizia, sin da subito. E ci veniva quasi tutti i giorni. Io avevo 22 anni e lavoravo come portinaio proprio in quello stabile. Ricordo che ad accompagnare Iacovone spesso c’erano Cimenti, Caputi, Petrovic e tanti altri. Casa di Fanti era un po’ il punto di ritrovo dei calciatori del Taranto il lunedi, quando era concesso loro il giorno di riposo settimanale dopo la partita della domenica. Contemporaneamente alla mia attività di portinaio, in quel periodo facevo anche radio sulle frequenze di Radio Canale 99 e proprio il lunedi conducevo una tramissione dal titolo ‘La mia domenica il lunedi’. Ovviamente commentavamo quanto accaduto nella domenica calcistica e siccome ormai per me la squadra del Taranto era un po’ come la mia seconda famiglia, ciclicamente avevo la fortuna di poter invitare i calciatori a presenziare in diretta. Era un periodo bellissimo, tra le domeniche passate a far baccano allo stadio Salinella sulle tavole di legno tra i tubi Innocenti e il lunedi a parlare di cosa era invece successo sul campo. Erasmo, ogni volta che veniva a trovare Fanti si intratteneva sempre con noi. altAoXwbYJZ1MgOjjVsII1fSLuQUANjxc_YYuQcMkI7PJg0Giocava sempre con mio figlio Riccardo, che all’epoca aveva solo due anni e ogni volta che lo vedeva arrivare lo chiamava a gran ‘Vovone! Vovone!’. Erasmo tirava e Riccardo cercava di parare, attitudine che gli è rimasta anche oggi dato che quando gioca con gli amici indossa i guantoni. E lo stesso fa suo figlio, mio nipote. Quando Erasmo riusciva a fargli gol anche il piccolo Riccardo esultava gridando ‘Col’! Nell’androne di via XX Settembre ogni volta che arrivava Erasmo chiedeva: “Dov’è Col?” e Riccardo correva verso di lui con il pallone. E per una decina di minuti giocavano insieme nell’androne del palazzo. Che coppia formavano, Col e Vovone! Era davvero un ragazzo d’oro, Erasmo. Ciò che ricordo con grande felicità è la sua dolcezza, tipica di chi fa della timidezza la propria forza. Nonostante fosse il più forte di tutta la Serie B dell’epoca, e lo sapevamo tutti forse anche lui, non ha mai perso la sua bontà. Il sabato ci invitava a vedere le partite e sia io, che mia moglie che diversi amici del vicinato con i quali avevamo formato un piccolo gruppetto, andavamo allo stadio Salinella e in tasferta a seguire le partite di Erasmo. Per lui farci accreditare la domenica era un piacere, glielo leggevi negli occhi. La stessa gioia che provavo io quando vedevo mio figlio Riccardo vestito da calciatore la domenica scendere in campo con loro. Era diventato la loro mascotte! I ragazzi se lo spupazzavano ben bene prima di sudare la maglia rossoblu. E poi c’erano i gol, i tanti gol che Erasmo e Jacomuzzi si dividevano nel corso della stagione. altAgNTMMfgNMKqakkVB_nGUheZ3xXYESQT_rvgoxxHbjQKIn portineria avevo il calendario del 1977 con la formazione del Taranto sul quale segnavo tutto e avevo convinto i ragazzi a lasciare la loro firma ogni volta che venivano a trovare Fanti. Era il mio santuario del Taranto, così come lo aveva definito la moglie di Jacomuzzi che in quel periodo collaborava anche con Alè Taranto, la rivista ufficiale rossoblu. E a proposito di gol in quel tempo tutte le domeniche il signor Pellegrino, gestore della pizzeria ‘Panda’ all’angolo tra via De Cesare e via XX Settembre, aveva l’abitudine di mettere in palio una o due casse di Birra Raffo per ogni gol che i calciatori realizzavano la domenica. La maggior parte li segnava Iacovone che, però, non beveva alcolici. Non se la sentiva di rifiutare il regalo del signor Pellegrino e dopo averlo ritirato lo cedeva volentieri a me e io dividevo le birre con gli amici del quartiere i quali, capita l’antifona, aspettavano i gol di Iacovone per incassare il suo premio partita. Eravamo tanti. Ed erano in tanti anche quella mattina davanti al portone di via XX Settembre. Mia suocera ci venne a chiamare presto. Svegliò me e mia moglie Santina dicendo che pareva fosse successa una cosa terribile, che fosse morto Iacovone. altAulJkqrKuhc21UC4cRp9Y8GZzqHpBQP9d5mWZhjkipAiNon ci volevo credere. Arrivai correndo da casa mia, abitavo in via Acclavio a pochi metri dalla portineria, precipitandomi in via XX Settembre verso le 6:30-6.45. Trovai già tanta gente che mi confermò l’incidente avvenuto nella notte. Chiusi tutto, appesi un cartello e volai in ospedale dove nel frattempo era andata già mia moglie. Non facevano avvicinare nessuno, ma io riuscì a passare e a vedere Erasmo per l’ultima volta. Aveva il vizio di tenere fra i denti la catenina che indossava al collo. E pare che l’avesse tra i denti anche quando fu ritrovato, sbalzato fuori dall’abitacolo della sua Dyane. Sembra ieri. Non voglio pensarci. Mi chiedo chissà cosa avrebbe fatto, quale impronta avrebbe laciato nel nostro calcio. Sicuramente l’ha lasciata nostro cuore. Erasmo è uno di famiglia e sempre rimarrà con noi“.

 

 

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