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Lavoro nello sport: la mappa tarantina tra precariato e assenza di diritti

02.08.2023 00:18

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La riforma dello sport vista sotto la lente d’ingrandimento dei diritti e alla luce della recente normativa che entrata in vigore lo scorso 1° luglio, cancella i compensi sportivi così come li abbiamo conosciuti sino ad oggi ed introduce alcune forme di tutela.

Le collaborazioni potranno assumere due forme: lavoro sportivo o volontariato puro (cancellata la figura dell’amatore) e si individuano le disposizioni ordinamentali generali in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, assicurazione economica di malattia e di maternità, assicurazione sociale per l’impiego.

Ma qual’è la situazione dei lavoratori sportivi a Taranto e nella sua provincia. A fronte di tale cambiamento la CGIL, l’SLC CGIL e il Nidil CGIL in collaborazione con la UISP Unione Italiana Sport per tutti hanno intercettato atleti, allenatori, istruttori, direttori tecnici, direttori sportivi e preparatori atletici per fotografare la situazione attuale di chi lavora nel settore dello sport.

Un questionario con 18 domande che servirà a costruire l’identikit del lavoratore sportivo tarantino e contribuirà a costruire una rete di rivendicazioni utili alla crescita matura del settore, anche alla luce degli imminenti appuntamenti sportivi che riguarderanno la Puglia e Taranto in particolare.

Al momento il questionario che ha cominciato ad essere diffuso qualche giorno fa ci aiuta ad avere le prime proiezioni – dice Daniele Simon segretario generale del Nidil CGIL di Taranto – e parliamo prevalentemente di donne (72,9%) tra i 35 e i 40 anni.

Per il 66,7% il lavoro sportivo è l'unico lavoro, il 70% lo fa da piu di 10 anni, per il 63% la pensione è il principale problema da affrontare, soprattutto tra i piu giovani – afferma Matteo De Robertis che per il Nidil CGIL ha costruito l’intelaiatura della ricerca.

Balza agli occhi anche quel 40% di lavoratori che afferma che non ha mai avuto un contratto nella sua vita. Dati che costituiscono per la CGIL l’architrave su cui imbastire anche una serie di protocolli attuativi territoriali.

Mentre lo sport sul territorio si presenta come una occasione di rilancio e rigenerazione sociale e urbanistica, noi come sindacato guardiamo allo sport come occasione di lavoro – spiega Ferdinando Sorrenti, segretario generale della SLC CGIL di Taranto – perché a fronte di lavoratori altamente specializzati nel settore dello sport e del wellness, si arriva colpevolmente in ritardo sul tema delle tutele ma anche del riconoscimento pubblico di questo comparto. Basti pensare a quante poche ore di educazione motoria si fanno nelle scuole italiane.

La Riforma dello Sport (d.lgs n. 36/2021) è una base – commenta ancora Simon – ma l’attenzione deve restare alta considerato che l’iter parlamentare partito lo scorso 8 giugno, ha già subito degli scossoni con le richieste di modifiche da parte del ministro per lo sport e il ministro del lavoro e delle politiche sociali.

Politicamente la CGIL accoglie la riforma ma chiede ai livelli istituzionali di farsene interprete – dichiara Giovanni D’Arcangelo, segretario generale della CGIL di Taranto – e ci attendiamo che quel riconoscimento verso lo sport, i suoi valori e i suoi lavoratori si trasformi anche nella Magna Charta degli impegni che ad esempio i Comuni dovranno assumere verso l’elargizione di strumenti di sostegno economico alle iniziative.

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