L'amarcord di TST: Giuseppe Geraldi, 'Potevamo fare di più; Brini fu bravo a dare serenità'
L'ex difensore rossoblù: 'Il Taranto del presente? Bisognerebbe pescare di più dal settore giovanile'
DI ALESSIO PETRALLA
Tante piazze importanti in carriera (Livorno, Crotone, Cava de’ Tirreni, Castellamare di Stabia) tra cui una breve ma intensa parentesi nel Taranto nella seconda parte del campionato 2002-03, che si concluse con un buon centroclassifica in serie C1 per gli ionici, per l’ex difensore Giuseppe Geraldi che, a Tutto Sport Taranto ricorda la sua avventura nella città dei Due Mari: “In questo periodo il campo mi manca tanto ma sto cogliendo l’occasione di stare a casa per aggiornarmi e vedere gare. Questi giorni mi sono serviti per studiare. Alleno in una scuola calcio del mio paese con ambizioni di dirigere, un giorno, un gruppo senior. Spero di intraprendere questa carriera anche se amo allenare i bambini”.
SOLUZIONI: “Non vorrei trovarmi nei panni di chi dovrà decidere: ci saranno società e tifosi scontenti. L’ideale sarebbe terminare le competizioni in modo da evitare varie lamentele. Spero possano trovare delle buone soluzioni”.
TARANTO: “Arrivai a gennaio dal Crotone ma ero di proprietà dell’Ancona giocando in riva allo Ionio per sei mesi. Amavo le piazze calde come Livorno, La Spezia, Cava de’ Tirreni, Castellamare di Stabia a Taranto che non era, assolutamente, da meno. La situazione, quando arrivai, era delicata visto che eravamo penultimi in classifica: poi per merito del tecnico Brini sfiorammo addirittura i play off. La squadra aveva un potenziale importante e la questione era solo mentale. Esprimevamo anche un buon calcio. C’erano calciatori importanti come Triuzzi, Filippi, Migliorini, Venturin e Cappioli”.
LE PARTITA PIU’ IMPORTANTE: “Ricordo Taranto-Crotone 2-0 in cui Cappioli realizzò una bellissima doppietta: nonostante la sua età aveva ancora grandissimi colpi. Fu un match sentito per me visto che quella calabrese era una mia ex squadra”.
LA TIFOSERIA: “All’inizio, ricordo, che c’era contestazione per la non buona posizione di classifica ma poi riuscimmo a coinvolgere i tifosi arrivando a ridosso dei play off. Potevamo ambire a qualcosa di più”.
IL GRUPPO: “Mi manca lo spogliatoio in generale: quello di Taranto era molto buono. C’era un bell’ambiente, fattore che aiuta tanto in una stagione: nonostante i risultati non arrivassero eravamo ben amalgamati. Brini era esperto e riuscì a tenere il gruppo sereno. Molti allenatori, in certe situazioni, possono perdere la testa”.
IL TARANTO 2020: “Oggi è cambiato il modo di concepire il calcio così come quello di costruire una squadra. Ovunque, girano molti meno soldi e quindi si dovrebbe pescare un po’ di più dai settori giovanili che, ad esempio, in serie C ti permettono di ricevere, a fine stagione, anche degli incentivi grazie al loro minutaggio. A maggior ragione in serie D in cui bisogna schiararne quattro dall’inizio e ne servono almeno dieci in rosa. Questi devono essere forti e non tutti presi da altre città. Bisogna puntare su qualche ragazzo del vivaio inculcandogli nella testa che il suo futuro e obiettivo dev’essere quello di giocare nel Taranto. Spero che una piazza come quella ionica trovi la strada giusta”.
CAMPIONATO 2002-03: “Nella serie C del sud trovavi molte squadre aggressive e serviva tanta personalità altrimenti non ti facevano toccare un pallone. Ci riprendemmo alla grande collezionando un pareggio e cinque vittorie di fila con avversari che oggi potrebbero giocare benissimo in serie B dato che il livello della C si è abbassato tanto. I giovani prima giocavano perché erano bravi oggi si punta solo al minutaggio per i premi finali e si trovano soltanto due, tre compagini a lottare per il primato. I play off sono ridicoli dato che dalla seconda all’ottava si qualificano”.
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