Dopo due anni di lockdown tornano i Riti della Settimana Santa
Arcivescovo Filippo Santoro, tutti si chiedono: quest'anno si faranno le processioni della Settimana Santa tarantina?
«Lavoriamo per questo obiettivo. Spero vivamente che quest’anno si possano realizzare, seppur nel pieno rispetto delle norme che ci verranno indicate e in comunione con le linee che nel prossimo tempo di Quaresima saranno indicate dalla Conferenza Episcopale Pugliese. Personalmente mi auguro che con la Settimana santa tarantina si segni per nostra città il ritorno alla normalità con il ristabilirsi di quelli che sono appuntamenti fortemente caratterizzanti per la fede e per la comunità. Le celebrazioni pasquali di questi due anni sono state particolarmente sofferte. Due anni fa, nel pieno del lockdown, c’era un senso di smarrimento che difficilmente dimenticherò. Quando mi sono affacciato sulle soglie delle chiese della Settimana Santa (san Domenico e il Carmine) benedicendo le piazze deserte mi è parso di avvertire l’affetto e la fede di un popolo assetato e solo fisicamente distante».
Se si dovessero realizzare è facile intuire che ci saranno delle limitazioni. Quali ragionamenti sono stati fatti in questo senso?
«Navighiamo a vista! Questa è la parola d’ordine. Però l’impostazione sarà realistica ovvero che partiremo dalla constatazione della realtà. Vi sono manifestazioni ovunque, il carnevale in tante città d’Italia ne è un esempio. Come non aver notato anche le persone assiepate sui marciapiedi romani per il giuramento del presidente della Repubblica? Si sono riaperte le discoteche e altri luoghi di aggregazione con capienza piena. Il passeggio natalizio sulla nostra via D’Aquino non mi sembra sia stato contingentato e distanziato. Sicuramente adotteremo tutti i requisiti per la sicurezza. Le parrocchie in questi due anni hanno ottemperato a tutto ciò che è stato richiesto con diligenza e responsabilità, però trovo mortificante ed incoerente che si possa fare praticamente tutto e non poter fare le processioni che comunque si distinguono per ordine e organizzazione molto più di ben altre manifestazioni».
Monsignor Santoro, le processioni del Giovedì e Venerdì Santo sono state sempre intese come abbraccio popolare, l'abbraccio che è venuto meno durante la pandemia facendoci sentire più soli. La Chiesa come ha affrontato questa situazione eccezionale?
«La Chiesa ha manifestato vicinanza, non ha fatto venire meno con tutti i mezzi a disposizione la sua presenza. Sotto il profilo caritativo sono stati fatti innumerevoli sforzi. Sono seriamente preoccupato perché al calo della curva dei contagi non corrisponde la piegatura della curva delle povertà. La comunità cristiana ha tradotto la sua lontananza fisica dai Riti con una maggiore vicinanza alle persone bisognose che aumentano ogni giorno».
Negli ultimi due anni le processioni non si sono svolte per l'emergenza sanitaria, ma sono state sostituite da piccole cerimonie all'interno delle Chiese di San Domenico e dell'Addolorata. Cerimonie intense, di grande impatto emotivo. Per un breve tragitto ha potuto anche portare a spalla la statua dell'Addolorata. Che sensazione ha provato?
«Era il 2020. Era un gesto fra le macerie di un terremoto che non avevamo ancora la capacità di realizzare. Avvertivo la paura della gente. Quando si ha paura istintivamente si chiama: «mamma!» e quando essa compare le tenebre si diradano ecco perché l’ho fatto (in quella Pasqua le limitazioni erano moltissime!). Ricordo un fremito di commozione che mi ha confermato che con il dono della fede si supera ogni ostacolo, che nel mare in tempesta bisognava aggrapparsi ad un punto sicuro. Ho presentato nella preghiera all'Addolorata tutte le lacrime delle mamme e le sofferenze degli ammalati e di tutti i tarantini. Lo sguardo della Madre mi ha riempito di pace come quella che ho sperimentato a Lourdes, a Fatima a Guadalupe in Messico, a Czestochowa e ad Aparecida in Brasile. La Madonna col suo sguardo garantiva la sua vicinanza e diceva: "sono con voi". Sapevo di toccare le profondità del cuore di tutti con un gesto che non va spiegato, va solo vissuto come tutti i segni della nostra Settimana Santa».
Monsignor Santoro, la città è impaziente di sapere se quest'anno i tradizionali Riti torneranno o meno e con quali modalità. Ma le voci di una possibile ripresa hanno già creato entusiasmo. Quale messaggio può consegnare oggi alla comunità tarantina?
«Il messaggio è che l’arcivescovo di Taranto ama le processioni tarantine e non ne ho fatto mai mistero. Se non sarà prorogato lo stato di emergenza, augurandomi di incontrare il favore delle autorità competenti, vorrei dare appuntamento ai fedeli ai piedi della scala di San Domenico il prossimo Giovedì santo. Preghiamo per questa intenzione». GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
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