Sabato 6 aprile Barabba di Antonio Tarantino chiude all'auditorium TaTà la stagione Periferie
La compagnia Crest di Taranto continua ad esplorare la produzione di Antonio Tarantino. E dopo il dittico «Love Me» («La scena» e «Medea») presentato da Licia Lanera, sabato 6 aprile (ore 21), all’auditorium Tatà chiude la stagione «Periferie» sostenuta dalla Regione Puglia con «Barabba», allestimento dei Teatri di Bari/Kismet per la regia di Teresa Ludovico, che aveva già affrontato il teatro di Tarantino in diverse altre occasioni.
In una torre-gabbia ideata da Vincent Longuemare (che firma anche le luci), Michele Schiano di Cola, attore napoletano cresciuto alla scuola di Luca Ronconi, dà voce al protagonista di questa vorticosa opera del grande drammaturgo, indagatore di personaggi storici e mitici, in grado di lanciare in rotta di collisione i potenti e gli ultimi, uniti dalla corruzione del linguaggio e della storia stessa. Ed eccolo Barabba, con la voce rauca di quell’umanità che ha paura dell’altro, perché si sente continuamente minacciata, spiare da dentro il momento cruciale, per se stesso e l’umanità: la fatidica decisione della salvezza tra lui e Gesù.
Barabba rivive con Tarantino, che compose quest’opera nel 2010, ma pubblicata postuma nel 2021, in un flusso incalzante quasi integralmente in versi, dove si mescolano commedia e tragedia. Con una costante: il bisogno e la ricerca della verità invocata da Pilato prima della sentenza.
«Come nei suoi drammi d’esordio - racconta Andrea Porcheddu nella prefazione - Tarantino torna a dare nuova vita ad un personaggio di ascendenza evangelica». E lo fa «quasi integralmente in versi, in una lingua impietosa senza più privilegi di rango, dove si mescolano commedia e tragedia e il personaggio di Barabba incarna un teatro di emozioni in cui oscillano, come maschere appese a un filo, il nostro bisogno di salvezza, la nostalgia rabbiosa di un fondamento, di un’origine».
Per Teresa Ludovico «Barabba» ha rappresentato una nuova, potente folgorazione che illumina ambiguamente uno dei personaggi più misteriosi ed evocativi della storia religiosa e del nostro immaginario. «Personaggi - spiega la regista - spesso portatori di mitiche ferite che, pertanto, chiedono all’attore di essere incarnati così come si presentano: nudi e crudi, senza nessun giudizio. E benché le storie di Tarantino si svolgano in interni, in spazi chiusi, sono sempre il rifesso del fuori e della Storia».
Il primo contatto di Teresa Ludovico con Tarantino risale al 1992. «Vidi il suo Stabat Mater interpretato da Piera Degli Esposti - racconta la regista - e rimasi folgorata da quel potente flusso di parole fatte di carne. Una scrittura magistrale che mi affascinava e mi intimoriva. E quando qualche anno fa Marco Martinelli ci propose uno studio per la messa in scena de La casa di Ramallah, ebbi un tuffo al cuore: ero eccitata dalla proposta e impaurita dalla verbosità della scrittura. Allora mi avvicinai al testo lentamente, cercando di assorbirlo ritmicamente, e quando mi lasciai andare tutto divenne più semplice. Lo stesso è accaduto nella preparazione di Namur, Cara Medea e Piccola Antigone e, infine, di Barabba, figura nella quale tutti possiamo riconoscerci, imperfetti, ridicoli e mentitori. Schegge impazzite che corrono su e giù alla ricerca di un senso dell’esistenza e della morte».
Al termine dello spettacolo, Michele Schiano di Cola incontrerà il pubblico nel foyer intervistato dalla giornalista Marina Luzzi.
Info e prenotazioni 366.3473430 (via messaggio solo con sms, no whatsapp). Biglietti acquistabili anche online su vivaticket attraverso il sito www.teatrocrest.it.
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