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Sei ore per bucare il pallone

03.09.2015 20:50

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di Aldo Simonetti

Suvvia, siamo onesti! Quanti di noi, malgrado le innumerevoli scoppole rimediate nell'ultimo lustro (una tragicomica sequenza di playoff persi, mancati ripescaggi, fallimenti e prese per il deretano), ci speravano? Un pò tutti, dai. Perchè, proprio a seguito di una serie sfavorevole di eventi, si conserva quella pur flebile speranza che la ruota giri. Ma, come si è già oramai avvezzi, il meccanismo s'inceppa puntuale, quasi fosse un orologio svizzero dal meccanismo felliniano.

Alle 20, il colpo; quella mannaia che ci condanna ad un altro anno di D. Gli occhi arrossati, la schiena indolenzita ... tanta sofferenza a seguito delle otto ore spese dinnanzi ad uno schermo.

Ben sei ore di camera di consiglio per i cinque giudici delegati. Per deliberare cosa, poi, una sentenza già scritta? Boh? 

L' "abusus non tollit usum" di Tavecchio è un muro di gomma, contro cui nulla può l'eloquenza di Di Cintio, il legale dagli attributi di acciaio. Il Seregno, la Samb e una "morra" di società propense a sottrarsi agli inferi dei dilettanti (nella lunga lista di attesa, non si sa a quale titolo, anche il Parma) si affidano alla sua esperienza. Illusi. La storia è già scritta, i padroni del calcio vinceranno sempre. Quelli della tv a pagamento, delle mazzette e delle manovre. Perdono, tuttavia, l'onestà e il calcio italiano in senso lato. 

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