La crescita del calcio femminile in Italia
Il movimento sta prendendo piede. Ma si può fare ancora di più
Dopo anni di anonimato il calcio femminile in Italia sta prendendo piede, anche se ci è voluto del tempo prima che i media e i tifosi nostrani si accorgessero della sua esistenza. Questo ritardo è forse dovuto a un fattore culturale? Probabile, perché di norma si pensa che il calcio sia uno sport talmente duro e dispendioso fisicamente da poter essere praticato solamente dagli uomini. E invece così non è, come anche dimostrato dai successi di calciatrici ormai divenute famose tra cui Alex Morgan, che lavorando duramente in carriera ha fatto la differenza, grazie anche al talento che non le è mai mancato. Se lei è un esempio per tutte quelle ragazze che sognano un giorno di calcare il verde rettangolo di gioco, lo è anche Megan Rapinoe, atleta in grado di inventarsi dal nulla interessanti giocate, e come lei Lucia Strisciuglio. Calciatrice del club Pink Sport Time, noto anche come Pink Bari, il suo compito principale anche quest’anno è quello di presidiare la mediana, e lo sta facendo benissimo visto che le biancorosse attualmente sono vicinissime ai vertici di alta classifica del campionato di Serie B. A poche lunghezze dal Brescia e dal Como capolista, questa squadra sta onorando al massimo un’annata che la sta vedendo assoluta protagonista. Insomma, siamo di fronte a una bella realtà che con le sue gesta sta dando una mano a un movimento che vuole farsi conoscere ancora di più. Se il calcio femminile come detto in precedenza sta cominciando a godere in Italia delle attenzioni che merita, c’è però ancora molto da fare, soprattutto guardando a cosa succede all’estero.
All’estero c’è un interesse maggiore da parte di tifosi e media
In Italia rispetto ad altri paesi, soprattutto a quelli nordici, non c’è quella giusta attenzione e passione che il calcio femminile meriterebbe. Detto diversamente gli stadi non si riempiono ancora, ed è un peccato perché lo spettacolo è assicurato quando in campo scendono giocatrici del calibro di Spyridonidou Anastasia, solido centrocampista del Pink Bari. Forse non sarà un fuoriclasse come la fortissima Alex Morgan, tre volte vincitrice del Mondiale, oppure come la pluripremiata Marta, che a 36 anni di età con il pallone fa ancora oggi un po' quel che vuole, ma si sta pur sempre parlando di una giocatrice molto completa in grado di amministrare al meglio la mediana. Non solo, in Italia ci sarebbe un altro problema: i giornali dedicano poco spazio al calcio femminile preferendo quello maschile. Tutto questo esercita un’influenza più o meno diretta sugli appassionati di calcio, che potendo scegliere preferiscono assiepare San Siro per seguire le gesta o di Ibra o di Lautaro. Ecco spiegato perché c’è ancora tanto da fare per quanto riguarda il calcio femminile, anche se, rispetto ad alcuni anni fa, le cose stanno andando decisamente meglio.
E la nostra Nazionale, invece?
Nel caso della nostra Nazionale la copertura mediatica risulta maggiore, perché quando un paese intero scende in campo, metaforicamente parlando, è impossibile non parlarne. E così succede che si parla eccome dell’Italia femminile di calcio, purtroppo per la sconfitta ai rigori in finale contro la Svezia nel corso dell’Algarve Cup. Un peccato perché la vittoria era vicina per le ragazze di Bertolini, in vantaggio al 19° minuto del primo tempo grazie a una prodezza di Valentina Giacinti. Poi al 71° ecco il pareggio su rigore da parte delle avversarie, di Carolina Seger, che non ha fallito l’opportunità decisiva che di fatto ha rimesso tutto in discussione. E dopo i supplementari, la lotteria dei rigori non ha sorriso alle Azzurre. Al di là di come è andata, essere giunti fino all’atto conclusivo è una dimostrazione di come il calcio femminile italiano sia competitivo ai massimi livelli. Ora è necessario comunicarlo a più persone possibile, che di sicuro impareranno ad apprezzare gli sforzi di queste ragazze che in campo danno tutto fino all’ultimo minuto. Dopo anni di anonimato, il calcio femminile in Italia forse sta vedendo la luce in fondo al tunnel.
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