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Hellas Taranto, Grottaglie, Manduria, Castellaneta e Laterza: che tonfo

a cura di Fabrizio Izzo

09.05.2017 12:00

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Immagine ZaccagniCinque squadre tarantine, sulle otto che hanno preso parte ai campionati di Eccellenza e Promozione, sono retrocesse. Un’annata negativa, probabilmente la peggiore dell’ultimo decennio, una conclusione di campionato inaspettata che ha interessato squadre blasonate, società importanti accomunate da vicissitudini tecnico-societarie che ne hanno condizionato la stagione fino alla retrocessione.

L’Hellas Taranto dopo 4 anni di esistenza, con 4 campionati di Eccellenza disputati, una finale di Coppa Italia, retrocede in Promozione da ultima in classifica con l’elevata possibilità che il titolo sportivo cambi proprietario, denominazione e colori sociali. Praticamente l’Hellas Taranto non esisterà più e questo può lasciar immaginare che forse l’ultimo campionato di Eccellenza non è stato affrontato con i giusti crismi. La sensazione che i rossoblu soffrissero di instabilità societaria è sempre stata sotto gli occhi di tutti, sono partiti con una organizzazione molto articolata, con uomini di una certa caratura e poi tutto è andato man mano perdendosi: dimissioni, allontanamenti volontari, epurazioni hanno caratterizzato e movimentato il campionato dell’Hellas che, in tutto questo marasma, ha dovuto anche girovagare e migrare per i campi della provincia per giocare le partite casalinghe. In queste condizioni è molto difficile fare calcio e le conseguenze sono pessime. L’Hellas è retrocesso e nelle ultime gare ha giocato con i ragazzi della Juniores, positivo per i giovani calciatori che hanno potuto mettersi in mostra ma sicuramente non un buon segno, un campionato segnato da una retrocessione annunciata.

La più blasonata di tutte, il Grottaglie. La squadra della città delle ceramiche dopo 14 campionati consecutivi di serie “D”, nelle ultime tre stagioni, ha collezionato altrettante retrocessioni, passando dal campionato dilettantistico alla Prima Categoria (ultimo campionato in Prima 1971/72). Una tragedia sportiva, una tifoseria arrabbiata e una società inerme davanti alla lenta agonia di una perla del calcio della provincia ionica. Programmazione sbagliata, un mercato che andava affrontato diversamente nei contenuti e nei costi, tre allenatori in otto mesi (troppi), evidenziano la superficialità di alcune scelte. Una società che non è riuscita a fare fronte alle esigenze della squadra, un disordine e una disorganizzazione che solo dal mese di novembre ha avuto un rassetto, il sodalizio di via Aldo Moro, in più di qualche occasione, si è dimostrato indeciso su quale strada intraprendere, tutti particolari che hanno pesato sull’andamento del campionato biancoazzurro fino alla retrocessione da ultimi in classifica. L’Avvento di una nuova gestione non è servito a migliorare le cose, nel senso che non è arrivata la salvezza auspicata ma ha almeno acceso le speranze future. Il Grottaglie nella prossima stagione la giocherà in Prima Categoria, con un direttivo diverso e probabilmente delle prospettive migliori, una sorta di anno zero, una rinascita, anche se ad oggi tutto tace dinnanzi ad un tifoso diffidente e dalla pazienza limitata.

Altra squadra di rango è il Manduria, spazzato via in Prima Categoria (ultimo campionato in Prima 2006/07) dalla sconfitta nei Play-Out contro un Maglie che non era sicuramente favorito alla vigilia e probabilmente nemmeno più forte dei messapici. Un Manduria partito inizialmente con velleità di Play-Off con una squadra ben attrezzata, un illusione che nel corso del torneo è andata svanendo. Per i biancoverdi c’è da fare un discorso particolare, tolte le tipiche pecche organizzative, con una società che sicuramente ha sbagliato alcune scelte tecnico-economiche, che è sembrata fragile o intransigente inopportunamente, il Manduria ha avuto anche tanta sfortuna. Infortuni gravi occorsi a giocatori di rilievo, campionati finiti a metà stagione per giocatori importanti, una serie di infortuni e ricadute da non crederci. Praticamente mai la stessa squadra per due domeniche consecutive, un continua ricerca di giocatori da adattare in un ruolo e in altri per disputare le gare. Un annata, sotto questo aspetto, davvero sfortunata che ha avuto ripercussioni rilevanti sul rendimento di ogni giocatore sia da un punto di vista tecnico che psicologico. Le responsabilità societarie le ritroviamo nell’incapacità di riscrivere le direttive in funzione di ciò che stava succedendo, sia dal punto di vista degli infortuni sia dal punto di vista delle problematiche economiche che sono successivamente emerse. Prendere delle decisioni importanti per i colori della propria squadra è il pane quotidiano di una società, decisioni che devono essere prese obbligatoriamente anche se dolorose, ne vale il bene della società stessa.

Per il Castellaneta seconda retrocessione consecutiva, anche in questo caso oltre a scelte di mercato poco oculate e condizionate da un budget esiguo la società non è stata in grado di organizzarsi in modo adeguato per affrontare un campionato di Promozione che, seppur non eccelso dal punto di vista tecnico, presentava delle difficoltà oggettive. Per sostenere un torneo lungo e faticoso c’è bisogno di gente che conosca il percorso, di giocatori adatti alla Promozione e soprattutto non sottovalutare il campionato. Nel corso della stagione il Castellaneta ha cambiato 2 allenatori assistendo ad un via vai di giocatori, prima partiti, poi rientrati e quindi scomparsi, uno spogliatoio non proprio quieto. Caratteristiche di un’organizzazione probabilmente con difficoltà a gestire, nell’insieme, un campionato non facile come quello di Promozione. Una società che nel corso della stagione non è stata in grado di cogliere quei segnali di allarme che se colti in tempo utile avrebbero potuto indirizzare il campionato in altre direzioni. Unica nota positiva per la squadra biancorossa sono state le soddisfazioni che ha riservato la Juniores vincitrice del titolo regionale di categoria e che si pone come base di partenza per la prossima stagione indipendentemente dal campionato che si disputerà.

Il Laterza, neo promosso dalla Prima Categoria, ha disatteso le aspettative di inizio stagione, un mercato estivo ricco e Play-Off come obiettivo. Niente di tutto questo, un cambio in panchina con squadra a cavallo della griglia Play-Off (poco chiaro), il ritorno dell’allenatore precedentemente esonerato dopo tre giornate, squadra smembrata nella sessione invernale di mercato, nuovi arrivi e giocatori che si sono allontanati spontaneamente dalla squadra. Un caos, tanta confusione, poche direttive e nemmeno chiare, gestione inadeguata anche nell’ambito delle risorse economiche. Una situazione che è diventata, nel tempo, irreversibile, a nulla sono serviti i sacrifici e i tentativi, dal punto di vista sportivo, operati dai pochi addetti al campo rimasti. Nelle ultime gare i biancoazzurri hanno giocato con tanti Juniores e si sono arresi solo ai Play-Out. In una situazione del genere non è solo difficile giocare in Promozione, è praticamente impossibile.

Cinque squadre con problemi gestionali che hanno sbagliato le scelte di mercato ma soprattutto dotate di strutture organizzative inadeguate. Tutto questo a conferma che nel calcio, a prescindere dalla categoria, non si inventa niente, solo una buona organizzazione societaria che sorregga una coerente ed adeguata programmazione sono le basi per ottenere dei risultati, tutto il resto non serve, sono solo parole. Di questi tempi con le difficoltà oggettive che ci sono è meglio non fare niente che fare qualcosa di inutile, il difficile è spazzare via la presunzione, l’incompetenza e trovare l’umiltà di fare, opportunamente, un passo indietro.

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