Taranto, l'ex diesse Montervino: "Qualcuno non voleva che il mio rapporto con il Club proseguisse"
L'ex diesse del Taranto parla dell'ultimo "turbolento" periodo da dirigente rossoblu
(fonte Corriere di Taranto - autore: Giovanni Saracino)
Come molti sportivi ricorderanno, la stagione calcistica 2021-2022 del Taranto FC 1927 si chiuse in modo grottesco con la “sospensione”, dal sapor di esonero, del direttore sportivo Francesco Montervino, alla vigilia dell’ultima gara dell’annata che vide i rossoblù giocare a Picerno.
Sinora l’ex capitano del Napoli, tarantino doc, non aveva mai voluto parlare di come è finita la sua terza avventura da dirigente in riva allo Jonio. Un motivo c’era e lo si capisce nella parte iniziale di questa intervista esclusiva rilasciata al corriereditaranto.it .
Tutto parte dal ritiro di Picerno, ultima giornata della stagione 2021-2022. Puoi riassumere cosa successe dopo che ti arrivò un whattsapp da una persona vicina al presidente ma che non ricopriva alcun ruolo ufficiale in società?
« “Il presidente ha deciso di sospenderti se mi chiami ti do delucidazioni, questo il testo. Ovviamente non richiamo nessuno. Assieme al mio legale decido di presentarmi regolarmente in ritiro con la squadra in quanto si trattava di una decisione, la sospensione, di alcun valore legale, tra l’altro comunicata da terzi che non avevano incarichi».
Dunque mi comporto come se nulla fosse accaduto. Seguo la squadra al campo ma scelgo di non andare in panchina. Se avessi fatto così mi avrebbero potuto esonerare e probabilmente questo era l’intento di qualcuno.
Ma è vero che una volta arrivato nella sede del ritiro, sei andato fuori di testa, tanto da essere stato accusato di aver pronunciato offese irripetibili nei confronti di due esponenti della società, i quali in seguito hanno fatto partire una richiesta di deferimento nei tuoi confronti che ti sarebbe potuta costare un’ inibizione di 9 mesi?
«Sicuramente non ero al settimo cielo e ovviamente ero molto incazzato. Da qui è partito il procedimento disciplinare nei miei confronti conclusosi qualche giorno fa con un nulla di fatto per coloro che lo hanno avviato. Questa situazione non mi ha fatto vivere tranquillo, perché io posso essere a volte impulsivo ma resto una persona corretta e per questo voglio pubblicamente ringraziare i miei legali Luciano Ruggiero Malagnini e Claudia Renzulli».
Perché non hai provato a chiamare il presidente?
«Secondo te a caldo chiamo una persona che mi fa sospendere da uno che non ha alcun tipo di ruolo in organigramma? Ero così deluso dal presidente che non mi sono permesso di chiamarlo. Se voleva sospendermi poteva chiamarmi lui. Lo avesse fatto, non lo avrei condiviso ma lo avrei accettato. Sapeva che facendomi contattare da quella persona mi avrebbe fatto innervosire».
Con quella persona, però ci hai convissuto per quasi due stagioni..
«Sì, era un rapporto formale niente più. Sono stato l’unico, per un anno e 8 mesi, ad ottenere di non averlo attorno alla squadra, anzi di tenerlo il più lontano possibile ed anche di non farlo parlare a nome della squadra. Evidentemente quando il presidente gli ha dato più spazio, questi ha pensato di aver preso un potere tale da permettersi di mandarmi un whattsapp che annunciava la mia sospensione».
Ma perché secondo te non si è attesa la fine della stagione?
«Evidentemente qualcuno voleva che il rapporto contrattuale di Montervino con il Taranto non proseguisse e le tappe di avvicinamento per indurmi a fare qualche passo falso sono cominciate molto tempo prima con l’allontanamento del mio amico Luigi Valentini dall’ufficio marketing, di mio padre dal settore giovanile e di Caterina Cerino dall’ufficio stampa. Se mi fossi dimesso avrei rinunciato ad un buon contratto».
Con il presidente ci hai più parlato?
«Ci siamo visti nell’occasione in cui abbiamo risolto il mio contratto, a luglio, prima di accettare l’offerta del Casarano. Abbiamo fatto un accordo, gli sono andato incontro economicamente e mi aspettavo che lui facesse qualcosa per fare in modo che i due dirigenti ritirassero la richiesta di deferimento. Invece niente, questi due personaggi sono andati avanti per conto proprio, animati da non so cosa. Sono rimasto deluso dal presidente anche perché avevamo instaurato un ottimo rapporto. Ero l’unico che riusciva a contenerlo, a farlo ragionare dopo le sfuriate e soprattutto l’unico che non lo fomentava».
Facciamo un passo indietro. Il calo repentino nel girone di ritorno, a cosa è imputabile?
«La squadra non è stata più messa nelle condizioni ideali per poter lavorare. Lo spogliatoio aveva capito che all’interno della società c’eerano dei problemi e questi si ripercuotevano a livello mentale sul loro rendimento. E comunque, la salvezza raggiunta senza passare dai play-out ha sorpreso in parecchi».
Tra l’altro fu condotto un mercato di gennaio con le mani legate dall’indice di liquidità negativo della società a quanto pare…
«Ufficialmente questa cosa non è mai uscita ed io da uomo-azienda non ho mai detto niente, prendendomi anche critiche feroci dai tifosi per il misero mercato fatto. Questa cosa dell’indice in società qualcuno la sapeva già dal 14 dicembre 2021 e io ne sono stato informato soltanto il 25 gennaio 2022, a cinque giorni di chiusura delle trattative. Mi hanno portato a condurre il mercato senza che lo si potesse fare realmente. Da qui nascono i primi dissapori e cominciano a scricchiolare i miei rapporti con il presidente».
L’estate scorsa è stato stravolto il tuo progetto tecnico, si è parlato di sostenibilità economica, di valorizzazione dei giovani e di minutaggio. In un passaggio di un’intervista il neo diesse Dionisio fece intendere che certi contratti sottoscritti la stagione precedente questo Taranto non se li sarebbe potuti permettere. Cosa rispondi?
«Anzitutto vorrei rimarcare che tutti i direttori sportivi che il Taranto ha contattato questa estate mi hanno chiamato per chiedermi come fossi riuscito a spuntare dei contratti così bassi con giocatori del calibro di Giovinco, ad esempio. Pongo una domanda, inoltre. Perché mandare via Saraniti, classe 1988, che guadagna tot e poi prendere Infantino, classe 1986, gli dai più soldi e gli fai anche un biennale?
Ora si ritrovano che hanno cambiato una trentina di calciatori spendendo di più rispetto alla scorsa stagione nella quale io ho fatto recuperare attraverso minutaggio e premi di valorizzazione la metà del monte ingaggi lordo speso. Le chiacchiere stanno a zero, questi sono i fatti».
Del lavoro che sta facendo attualmente mister Capuano che pensi?
«A Taranto gli devono fare la statua. Solo lui in una situazione così tragica, sia dal punto di vista ambientale che tecnica, poteva ottenere i risultati attuali. Eziolino sul campo ha pochi avversari, è un allenatore preparatissimo e sta facendo un lavoro straordinario».
In fondo ti faccio un’ultima domanda che interessa tanti tifosi. Quando facevi parte del Taranto FC 1927, sei mai venuto a conoscenza di eventuali proposte per rilevare il club?
«Lo sanno tutti, alcuni lo hanno scritto, altri no. Voi della stampa sapete benissimo che c’è stato qualcuno che si è avvicinato al Taranto ma che ha fatto un passo indietro perché l’attuale proprietà non ha intenzione di vendere. E comunque non si può mica costringere qualcuno a vendere. Il presidente avrà le sue buone ragioni. Io resto molto legato a lui, è un passionale e generoso. Purtroppo il nostro rapporto è stato rovinato da ingerenze esterne».
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