MUSICA, BORGHESE: L'INDIE ROCK CALA IL PASSAMONTAGNA
Il viso celato da passamontagna (almeno nei videoclip) in stile Sick Tamburo, testi ironici ma intrisi da un retrogusto malinconico su basi rock melodiche. Lui è Angelo Violante, in arte Borghese, esponente dell'indie rock italico che avanza a grandi falcate. Dopo il successo riscosso nel 2013 con “L'educazione delle rock star”, l'artista abruzzese è pronto a nuove sfide in attesa di vederlo dal vivo e soprattutto a “volto scoperto”.
Parliamo del nuovo lavoro? “L'otto di settembre è uscito con l'anteprima su Ondarock.it il video in studio, girato da Carlo Liberatore, di una cover di Rino Gaetano, per la precisione “I tuoi occhi sono pieni di sale”. Questa è una delle tre cover che compongono questo ep che faremo scaricare gratuitamente dal nostro sito a giorni, dopo l'esclusiva su Mescalina.it e due settimane di promozione su Rockit.it. L'ep si chiama “Il passato non è più necessario” ed è un buona scusa per tenere impegnate le orecchie di chi aspetta il nostro secondo disco di inediti che però uscirà a febbraio del 2015. Proprio in questi giorni stiamo ultimando le preproduzioni di questo lavoro e ti posso già anticipare che i nuovi pezzi suonano in maniera straordinaria, modestia a parte. La modestia non mi è mai piaciuta, soprattutto se è falsa. I pezzi nuovi suonano da Dio, lo penso e te lo dico così come lo penso”
Differenze con il tuo precedente “L'Educazione delle rock star”? “Si tratta di un ep di tre sole cover: oltre a “I tuoi occhi sono pieni di sale” c'è anche una versione stoner rock con fiati, suonati da un grande jazzista come Gialnluca Lusi, di “Ma che freddo fa” di Nada e una quasi trip hop di “Come as you are” dei Nirvana. Il tentativo è stato testare ancora di più il nostro stile di arrangiamento e applicarlo con un salto nel vuoto a tre pezzi molto conosciuti estrapolati da tre decadi diverse. L'esperimento, oltre a dare sfoggio, speriamo, di creatività interpretativa, era dimostrare che una grande canzone rimane tale anche se cambia lo stile, il decennio e la bocca che la canta. Il nostro intento non era quello di rispettare le canzoni prese in considerazione, ma anzi stravolgerle e provocare la critica di chi è abituato a considerare la musica in maniera reazionaria, sempre uguale a sé stessa. E' un atto di coraggio artistico in un momento in cui, visto che nessuno ti paga per esserlo, si può essere completamente liberi di fare quello che più ti gira in testa”.
Questo EP la consideri una sorta di “prova del 9” dopo le tante recensioni positive che hai avuto nel recente passato? Non hai la paura in qualche modo di “steccare”? “Quando un artista teme di sbagliare non è un artista, è un chirurgo, un meccanico o un piastrellista della musica, non un creativo. Il coraggio è l'unico dogma per ascoltare quello che hai prodotto con soddisfazione e rispetto per quello che hai fatto. Poi ti ripeto, non siamo i Coldplay per cui un singolo sbagliato genera disastri economici. Per noi, a questi livelli, l'unico disastro sarebbe pensare di non aver fatto quello che volevamo”.
Da poco è uscita una cover di Rino Gaetano cantata da te insieme a Matteo De Simone dei Nadár Solo. Da dove nasce la collaborazione con l'artista torinese? “Abbiamo suonato in un piccolo ma stupendo locale di Martinsicuro (il Gala caffè) in due date diverse. Io stimavo moltissimo il lavoro dei Nadàr Solo e sono andato a vederli un mese dopo averci suonato. Grazie anche all'intermediazione del direttore artistico Massimo Bonfigli che ci ha fatto incontrare dopo il concerto. Io ho scambiato quattro chiacchiere con Matteo, a dire la verità più di due chiacchiere, visto lo stato alcolico di entrambi e la logorrea che affligge tutti e due in quello stato. Diciamo pure che ho scoperto una persona splendida che si appassiona a quello che fa e poi è sempre in fermento per trovare nuove forme per esprimersi. Che era un musicista validissimo già lo sapevo dunque gli ho proposto di collaborare al pezzo. Tutto molto semplice, tutto molto bello. Al pezzo, doveroso dirlo, ha suonato le chitarre anche Giorgio Baldi, produttore e chitarrista di Max Gazzè. Quando chiedi la collaborazione di gente così dotata, come fa a uscirti male il pezzo ?!”
Raccontaci di te, correggimi se sbaglio: nato in Valtellina da genitori pugliesi ma trapiantato in Abruzzo. Bel mix, tu a chi senti di appartenere geograficamente parlando? “In realtà ci devi mettere che ho vissuto anche dieci anni a Roma. Tu sei pugliese vero? Pugliese. Record di diplomazia in una parola... o di paraculaggine. Decidi tu”
Dove si snoderá il tuo prossimo tour? Avremo la possibilità di vederti per qualche concerto in Puglia e Basilicata? “Come ti dicevo siamo impegnati nella registrazione del disco vero e proprio quindi il tour partirà da febbraio 2015. Sarà lungo, fortunato e soddisfacente e toccherà tantissime volte la Puglia e la Basilicata perchè ci piace andare di più dove si vive e si mangia bene. Di questo puoi esserne sicuro!!!!”
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