LA STORIA DI TARANTO / 11a PUNTATA - NELLE MANI DEI NORMANNI
Puntata numero undici per la seguitissima 'Storia di Taranto' di Aldo Simonetti
Cosa mai potrebbero fare dei Vichinghi (sì, perchè tra loro è diffusa questa orrifica denominazione) nelle terre del Sud e, nella fattispecie, a Taranto? Come mai un fiero popolo del Nord Europa decide di stanziarsi nelle nostre calde terre per poi farne un regno? Due quesiti a cui ci accingiamo subito a rispondere. Facendo un salto indietro nel tempo, è possibile ritrovare i Normanni (o ''uomini del nord'') nei panni di impavidi navigatori tra i mari freddi dell'Europa settentrionale.
Forse hanno già scoperto quella che cinque secoli più avanti sarà riconosciuta come America, forse si saranno imbattuti in icebergs e popolazioni del tutto nuove. Ma quello che è certo è che, dopo aver girovagato quà e là per le acque settentrionali, puntano diritti verso la terraferma. Che si chiama Francia ma approdando, più precisamente, su di una lingua di terra che sarà ribattezzata ''Normandia''. Nel continente si convertono e franchizzano costumi e lingua.Ma proprio da qui parte la conquista dell'Italia meridionale. Non è dato tuttavia conoscere le vere ragioni di come questi guerrieri dalla bionda chioma possano ritrovarsi tra Tirreno, Adriatico e Ionio dopo essere stati per secoli 'habituès' di terre fredde. La prima ipotesi è ammantata di leggenda e, a tratti, impregnata di eccessiva vena epica. Forse di passaggio per raggiungere la Terrasanta (appena conosciuto il Cristianesimo, organizzano sovente dei pellegrinaggi), i Normanni intervengono in aiuto di alcune città, come Bari e Salerno, per liberarle dagli oppressori stranieri (nel primo caso i Bizantini, nel secondo gli Arabi) accettando di rimanervi per garantire poi in tutto il Mezzogiorno ordine e pace. La seconda ipotesi, ben più accreditata, è di tutt'altro tenore. In quanto esploratori ed avventurieri, gli occupanti scandinavi s'intromettono negli affari politici e bellici delle nostre terre. Inizialmente a gruppi sparpagliati (la maggior parte di questi imparentata), successivamente giungono qui a frotte sino a dare luogo ad una vera e propria conquista. Insomma, a spingerli verso il Mediterraneo è l'interesse. A Taranto sventola ancora il vessillo bizantino (siamo nella seconda metà dell'XI secolo), ma la Puglia è già quasi totalmente sottomessa alla spada nordica. Quando, però, Roberto il Guiscardo si fa nominare 'duca' dal papa -ottenendo così tutto il Sud peninsulare-, la città bimare passa automaticamente nelle mani dei Normanni. E non solo: in virtù della sua collocazione geografica diventa capitale del Principato d'Otranto ed oggetto di contese tra i figli di Roberto, ossia Boemondo e Ruggero. A spuntarla è il primo. Tuttavia, malgrado l'oneroso titolo (Boemondo è nominato Principe di Taranto) e l'importanza strategica che la città ricopre, il nuovo reggente parte subito per la Prima crociata, incurante dei suoi sudditi e della sicurezza di questo fondamentale avamposto. Tra le sue 'imprese' in terra ionica va ricordata la battaglia -vinta-contro gli infedeli mottolesi (autentiche vedette del Principato grazie all'invidiabile posizione), rei di aver aiutato i Bizantini in un complotto ordito contro Taranto. Alla morte del principe, il potere passa nelle mani del figlioletto, suo omonimo, di appena quattro anni. Proprio a cagione dell'età, il governo va sotto il controllo della madre Costanza. Pare che a questo periodo risalgano alcuni documenti relativi a donazioni da questa effettuate a favore di ordini religiosi ed abitanti. Cresciuto,vissuto e morto Boemondo II, il testimone viene scippato da Ruggero II d'Altavilla -il quale, tra l'altro, fa del Mezzogiorno un regno scomparso solo alla vigilia dell' Unità d'Italia!- che s'impossessa di Taranto e la fortifica. Qualche notizia sul rapporto tra questi principi e la popolazione si ritrova negli scritti di alcuni cronistii contemporanei; una di queste ci riferisce del grande contributo che i nostri antenati apportano alla causa Guglielmo I (figlio di Ruggero), intento a scongiurare una rivolta bizantina (ancora loro!) sostenuta da alcuni baroni locali, poi cacciati. C'è poi Guglielmo II, ma il capitolo del dominio normanno su Taranto è ormai quasi giunto al termine.
EREDITA' LINGUISTICHE E CULTURALI: Se pensavate di trovare anche questa volta dei monumenti linguistici relativi al periodo trattato, il vostro entusiasmo si spegnerà sul nascere. Purtroppo il tarantino non ha accolto nessun termine, nè peculiarità fonetica tipicamente normanni. Sarà forse la prolungata assenza dei reggenti -quasi sempre impegnati in Terrasanta- o il linguaggio 'imbastardito' dei dominatori (una mistura tra idioma scandinavo e francese) ad aver generato di conseguenza questa grossa lacuna nella nostra storia linguistica. Un pò diverso è il discorso -che abbiamo modo di affrontare puntualmente- sull'onomastica. A Taranto, infatti, sopravvivono cognomi che tradiscono in qualche modo un'origine normanna: Altavilla, Barone, Altieri e, più in generale, buona parte di quelli che hanno per suffisso -ieri, sono solo alcuni tra gli esempi più in vista. Ma i lasciti sono ben più evidenti nei costumi e, come spiegherò tra poco, nelle problematiche sociali. La forte devozione -diffusa qui come in tutto il Meridione- verso San Michele prende piede proprio dalla visita che i primi cavalieri del Nord fecero in quel di Monte Sant'Angelo, laddove tuttora sorge uno dei più importanti luoghi di culto d'Italia. Chiedetevi,poi, perchè il Mezzogiorno è così tradizionalmente arretrato e perchè molti di noi preparano i bagagli per trasferirsi altrove alla ricerca di un lavoro. Bene, sarà incredibile a credersi, ma la 'colpa' -con una punta di sarcasmo- di tutto ciò potrebbe ricadere nientemeno che sui Normanni. Furono loro a creare il Sud nel verso senso del termine, i primi ad unificarlo e a trasformarlo in un'entità territoriale compatta sino al momento in cui i patrioti del Risorgimento l'hanno forzatamente accorpato al Piemonte. Di una cosa si può esser certi: l'istituzione del Regno del Sud, voluto da Ruggero II, ha plasmato l'identità del meridionale, un'identita di cui, nel bene e nel male, dobbiamo andare orgogliosi!
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