PIACCIONE E TUNDO, LE SIMPATICHE CANAGLIE DELLA RACCHETTA
Sulle sue 'res gestae' sono stati versati fiumi di inchiostro. Verrebbe pertanto naturale immaginare la sua stanzetta brulicante di trofei, conquistati in lungo e in largo per tutta la Penisola. Eppure, il petto di Alessandro Piaccione non appare ricolmo di boria. Nonostante i 16 anni e l'autorevole appellativo di protagonista e trascinatore nei quadri della Legea in B2, il giovane pongista tarantino ostenta un' atipica - per la sua età- tranquillità da atleta consumato, dispensando persino utili consigli: "Per ottenere buoni risultati è necessario anzitutto un allenamento costante, ma, allo stesso tempo, non prendere troppo sul serio questo sport, intendendolo come semplice divertimento". La mente, vola, torna indietro di qualche anno, al momento del suo approccio al tennistavolo e delle magnifiche sorti e progressive: "Ero in spiaggia, in una calda mattina di agosto di quattro anni fa, quando, attratto da un manifesto promozionale lì affisso, decisi di provare innamorandomi a primo colpo di questo sport. Dopo soli quattro mesi mi fu data la possibilità di esordire in D2; un anno e mezzo più tardi, senza nemmeno passare per la D1, ebbi modo di giocare in C2, chiamato dal tecnico Gavrilovi?, che decise di gettarmi nella mischia. La più grande gioia ad oggi ricevuta? La vittoria conseguita lo scorso anno, agli ottavi delTorneo nazionale giovanile, contro la testa di serie della manifestazione".
Lui, capello castano tendente al fulvo, viso tondeggiante - 'omen nomen', si direbbe- e quasi serafico. Impugnata la racchetta, tuttavia, getta quella maschera di bontà per impallinare senza pietà gli avversari- Classe 2001, Fabio Tundo è il perno del C.T.T., compagine che alberga nei quartieri medio-alti della classifica di D2: "Il mio primo ingresso in palestra è avvenuto lo scorso anno,dopo che, osservando alcune dimostrazioni di tennistavolo in un villaggio turistico della Sicilia, decisi di iscrivermi e conobbi Giuseppe Grassi, che mi invogliò ulteriormente. Iniziando a giocare, l'interesse, poi, è mutato in passione". Il tennistavolo come veicolo di aggregazione e di crescita personale: "Stimo tutto il gruppo di ragazzi che quotidianamente si allena con me e mi sostiene ogni giorno nonchè i miei compagni di squadra, con i quali condivido questa magnifica esperienza del torneo di D2". Sul suo promettente futuro, del resto, c'è chi inizia a scommettere.
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