LA STORIA DI TARANTO / 27a PUNTATA - LA TARANTO FASCISTA
La nostra città durante il Fascismo
Sarebbe superfluo parlare della genesi del Fascismo, nonchè dei suoi innumerevoli ideali ispiratori. Sorto all'indomani della Grande Guerra, il movimento in questione raggiunge ben presto Taranto dove, nel giro di pochi mesi, spuntano le prime adesioni, alcune delle quali eccellenti. Quel che rientra nel nostro interesse è l'aspetto storico-sociale strettamente legato alla città bimare, attraverso un'imparziale enarrazione dei fatti principali (ciò in virtù dello stucchevole ed ancora attuale braccio di ferro ideologico tra destrorsi e sinistrorsi).
Nel 1923, allorchè Mussolini ottiene pieni poteri, viene istituita la Provincia di Taranto. Si pone così fine alla lunga dipendenza dai 'piccoli' cugini leccesi, resa ancor più frustrante qualche decennio prima con la costruzione dell'Arsenale e l'erezione della città ad importante polo marittimo del Mediterraneo. Un decennio più avanti (siamo nel '34), viene inaugurato il nuovo Palazzo della Provincia, al fine di conferire maggiore prestigio ad una territorio che -probabilmente a cagione del suo fondamentale ruolo strategico- sta evidentemente a cuore al Duce.
Ma diamo uno sguardo alla situazione della comunità al suo interno. Sbarazzatosi con facilità degli oppositori, il fascismo attecchisce in ogni strato della popolazione. Il lavoro non manca (sebbene i pasti non abbiano nulla di luculliano), l'ordine e la sicurezza sono garantiti dalle ronde, appositamente istituite per sorvegliare il centro urbano da capo a piedi, giorno e notte: qualche testimone del tempo - persino avverso alle 'camicie nere'- ammette la possibilità di uscire fuori di casa, senza sbarrarne la porta d'ingresso, e non incappare nel rischio di essere derubati. Incentivi vengono forniti alle famiglie numerose al fine di concretare un incremento demografico dell'intero paese e l'assistenza sociale decolla.
Condizione necessaria e sufficiente affinchè ciò venga attuato e reso efficace nel tempo è il tesseramento al PNF (Partito Nazionale Fascista) ed una serie di manifestazioni volte ad esaltare la grandezza del nuovo governo e la figura del suo capo. Questo culto della personalità spinge altresì cinquantamila tarantini a riversarsi sul Lungomare, in occasione dell'inaugurazione della suddetta struttura destinata alla nuova compagine provinciale. La presenza di Mussolini a Taranto coincide per di più con l'avvio dei lavori di risanamento dell'area vecchia, con la demolizione di una sequela di edifici tra le vie di Mezzo e Garibaldi. Per quanto necessaria (la densità raggiunge livelli pazzeschi e gli abitanti vivono stretti come sardine inscatolate), quest'opera viene progettata senza troppo criterio, determinando la distruzione di un pezzo di storia locale. Nel frattempo, al di là dell'Isola, la configurazione urbana continua ad estendersi sino a coinvolgere le zone degli attuali rioni Italia Montenegranaro e Solito.
E l'antifascismo? Esiste tra i Due Mari un movimento politico opposto a quello va per la maggiore? In effetti, la lotta partigiana al potere prende il nome di Federico e Francesco Mellone. Fratelli e militanti comunisti, vengono arrestati nel '28 con l'accusa di attività sovversiva e condannati a cinque (il primo) e dieci anni di carcere. Nel '35, poi, vengono effettuati ulteriori arresti per le medesime motivazioni. Tuttavia, l'opposizione non sembra godere di numerosi consensi. Taranto è una roccaforte fascista ed il controllo, capillare quanto incessante, soffoca tempestivamente qualsivoglia azione contrapposta.
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