Ventisette anni di Comunità Emmanuel a Taranto
Un tempo era un carcere militare, in pieno centro a Taranto, ma da ventisette anni rappresenta un’oasi di salvezza per persone multiproblematiche con problemi di dipendenza.
È la storia del Centro diurno di prima di accoglienza “a bassa soglia” della Comunità Emmanuel, l’unico del nostro territorio ubicato nel cuore del Borgo umbertino di Taranto, all’inizio della centralissima via Pupino, nei pressi dell’Ospedale Militare Marittimo.
Il Centro diurno di prima accoglienza “a bassa soglia” della Comunità Emmanuel, attivo ogni giorno dalle 8.30 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 19.30, accoglie tutti coloro che vivono il disagio della dipendenza, principalmente tossicodipendenti, ma anche persone che hanno altre dipendenze, come quelle da alcol o da gioco, finanche quella da “gratta e vinci”.
Il Centro della Comunità Emmanuel accoglie chiunque si presenti ai suoi cancelli, come i tanti extracomunitari e clochard in difficoltà, uomini e donne che qui possono rifocillarsi, lavarsi, avere vestiti puliti e, soprattutto, vengono “ascoltati” ricevendo un po’ di calore umano ed un riparo dall’indifferenza che ogni giorno li circonda.
Nei programmi della Comunità Emmanuel, inoltre, c’è l’intenzione di aprire il centro con orario continuato organizzando anche un catering per offrire i pasti agli ospiti, in quanto si è notato che spesso i giocatori compulsivi, non sapendo dove andare, nella pausa pranzo si riparano nelle sale gioco ricadendo in tentazione.
Fondata a Lecce, la Comunità Emmanuel opera a Taranto dal 1990, ventisette anni in cui ha operato prima autonomamente, e dal marzo del 2009 nell’ambito dei Piani di Zona comunali. Il Centro, essendo stato inserito in tre consecutivi Piano Sociale di Zona del Comune di Taranto, è stato finanziato dalla Regione Puglia; supervisionati dal SER.D ASL Taranto e dal Comune di Taranto, vi prestano la loro opera figure professionali altamente specializzate, quali psicologi ed educatori, e volontari.
La struttura è stata visitata da Simona Scarpati, Assessore Servizi Sociali del Comune di Taranto, Vincenza Ariano, dirigente Struttura Complessa SER.D del Dipartimento Dipendenze Patologiche ASL Taranto, Patrizia Mignolo, presidente della Commissione Consiliare dei Servizi del Comune di Taranto, e Anna Paola Lacatena, dirigente sociologa ASL Taranto, accolte da Maria Anna Carelli, responsabile Comunità Emmanuel di Taranto.
Nell’occasione Maria Anna Carelli ha spiegato che «il nostro scopo principale è accogliere e assistere i tossicodipendenti, ma siamo pronti ad ospitare chiunque si presenti da noi».
Attivo dal marzo del 2009, il Centro ha infatti accolto tantissime persone: «nel nostro Centro Diurno – ha continuato la dottoressa Carelli – in quasi nove anni (fino al 31 dicembre 2017) solo nell’ambito dell’attività svolta nei Piani di Zona abbiamo registrato 17.840 “presenze” realizzate da 1.691 persone diverse; tra queste alcune si presentano in modo estemporaneo, mentre molte frequentano quotidianamente il centro per un determinato periodo, da alcuni giorni a diversi mesi. Il loro allontanamento dalla strada, dalle tentazioni che essa presenta, anche solo per un’ora, per noi rappresenta comunque un successo».
Nel corso degli anni i flussi immigratori accaduti sul nostro territorio hanno modificato la tipologia dei frequentatori del Centro: mentre nel primo anno 2009 la percentuale degli italiani è stata l’85,98% e gli stranieri solo il 3,71%, si è poi assistito al progressivo aumento degli stranieri, fino al 26,85% nel 2015, per poi vedere una loro diminuzione a seguito dell'apertura di numerosi centri per profughi e immigrati.
Proprio nei confronti di queste strutture Maria Anna Carelli lancia un appello: «tra i tantissimi immigrati e profughi ospitati a Taranto in centri di accoglienza ci sono anche persone che, avendo dipendenze, necessitano di particolari trattamenti da parte di personale qualificato. La Comunità Emmanuel è disponibile, come già avvenuto, a sviluppare rapporti di collaborazione per risolvere tale esigenza».
Nell’occasione Vincenza Ariano, dirigente Struttura Complessa SER.D del Dipartimento Dipendenze Patologiche ASL Taranto, ha elogiato l’azione del Centro della Comunità Emmanuel che rappresenta un importante presidio di prossimità sul territorio, la cui attività permette di “intercettare” molti soggetti che vivono una dipendenza, persone che, in gran parte dei casi, probabilmente rimarrebbero sconosciute alle strutture della Sanità pubblica.
In perfetta sintonia Simona Scarpati, Assessore Servizi Sociali del Comune di Taranto, per la quale è necessario individuare i modi per continuare a sostenere l’importante progetto della Comunità Emmanuel, per permettergli di assistere le tante persone che vivono un profondo disagio esistenziale, nonché per renderlo capace di affrontare anche le nuove dipendenze che si manifestano nella odierna società.
Le persone vengono indirizzate al Centro della Comunità Emmanuel dal SER.D e dalle altre strutture dei Servizi Sociali del Comune di Taranto e della ASL, o vi giungono tramite il classico “passa parola”; al loro arrivo vengono innanzitutto ascoltate attraverso un colloquio informale, e poi iniziano una serie di attività per soddisfare le prime necessità.
Alcuni vengono poi indirizzati verso altre strutture dei servizi sociali del territorio, mentre gli assuntori di sostanze d’abuso vengono coinvolti in colloqui individuali più approfonditi o in gruppi di auto-aiuto.
«Una prima nostra vittoria – ha spiegato Maria Anna Carelli – è creare con loro un rapporto umano, coinvolgerli nelle nostre attività di socializzazione e ludico-ricreative o nei nostri laboratori di pittura e ceramica, fino alle attività culturali come quelle musicali e di cineforum. Lo scopo finale è farli sentire non più soli, ma utili, riempire una esistenza troppo spesso vuota, riuscendo a far sviluppare in loro una propensione relazionale e creativa spesso sommersa».
«Per noi la sconfitta peggiore – ha concluso la responsabile della Comunità Emmanuel di Taranto – è quando vediamo una persona allontanarsi dal nostro Centro senza essere riusciti a dare una risposta al suo bisogno inespresso, una volta soddisfatto quello di prima necessità. Ma registriamo importanti successi: alcune di queste persone sono rimaste qui con noi per parecchi mesi, ed ormai noi rappresentiamo un contesto sociale amicale che li sostiene e nel contempo li impegna in attività psico-pedagogiche e manuali fondamentali per il loro percorso di crescita personale e sociale».
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