Taras 706 a.C.: il castello di sabbia
Il comunicato ufficiale del Taranto FC di sabato 6 luglio col quale, pur in assenza di novità effettive sul fronte stadio, viene annunciato il trasferimento definitivo del proprio staff e dei propri calciatori in una sede alternativa per la prossima stagione sportiva, rivela il vero intento della conferenza stampa di lunedì scorso.
Si è trattato dell’ennesimo capitolo di un racconto a tratti vittimistico che non ci rappresenta come tifoseria.
Le dichiarazioni di Massimo Giove, da lungo attese dalla piazza, più che avere una funzione chiarificatrice, sono servite a paventare i soliti scenari da sindrome di accerchiamento, nonché a scaricare alle istituzioni la responsabilità di ogni eventuale ambizione al ribasso rispetto alle aspettative della piazza.
Repetita (non) iuvant: il problema dell’indisponibilità dello “Iacovone” per le stagioni sportive 2024-25 e 2025-26 è noto a tutti dal 2019, e nonostante tutto il Comune ha quantomeno concesso l’ok in tempo utile per garantire l’iscrizione del Club, pur essendo alle porte la cantierizzazione dell’area.
Non c’è stata alcuna assunzione di responsabilità da parte del socio di maggioranza, così come in occasione del mancato rispetto delle scadenze economiche che ha portato al -4 in classifica: anche in quel caso, si rileva dalla conferenza, la colpa sarebbe stata di chi ha cambiato le regole in corsa e non di chi non ha potuto pagare tutto e nei tempi giusti, per “causa di forza maggiore”.
Sia chiaro: nessuno chiede la proverbiale “luna nel pozzo”. La proprietà ha diritto a fare calcio come può, ma la ricerca ossessiva di nemici e di alibi fa emergere le proprie mancanze e offende l'intelligenza dei tifosi.
Il palazzo, il governo, la Federazione, la politica locale: unendo anni di dichiarazioni, sembra che tutti ce l’abbiano con Taranto e con il Taranto. E lunedì è andato in scena un ultimo tentativo disperato di ricompattare l’ambiente in una posa vittimistica, che mette in estremo imbarazzo la maggior parte dei tifosi e dei cittadini di Taranto.
Le risposte fornite hanno palesato che il problema non risiede né nell’occasionalità delle dichiarazioni ufficiali del club né in eventuali domande morbide o mal poste dai media, ma nell’assoluta mancanza di rispetto da parte di chi guida la società nei confronti dei tifosi.
Parallelamente alla costruzione di una narrazione destinata a crollare miseramente come un castello di sabbia, scorre la realtà dei fatti.
Chi guida il club aveva già provato a capitalizzare uno dei momenti di massima esaltazione dello scorso campionato – dopo l’1-0 sul Catania e con la squadra a 2 punti dal secondo posto – per sperare di giungere, in occasione della visita istituzionale del 28 febbraio a Faggiano, all’inserimento dell’impianto della cittadina, in concessione al club, nel masterplan dei Giochi del Mediterraneo.
A tutti gli intervenuti, e non solo, parve subito chiaro quanto palese che fosse impossibile ristrutturare un bene in concessione a privati con fondi pubblici.
A proposito di ‘non detti’, sette giorni dopo quell’incontro la tifoseria avrebbe scoperto del deferimento nei confronti del Taranto FC per le note vicissitudini.
In ultimo, siamo sorpresi dall’atteggiamento di chi guida il club riguardo il nuovo impianto sportivo di cui godrebbe all'indomani dei Giochi. Un club professionistico che lascia candidamente intendere che avere un nuovo stadio a disposizione non sia una straordinaria opportunità ma quasi una iattura, dovrebbe riconsiderare profondamente i propri piani.
Avremmo dovuto ottenere rassicurazioni e chiarimenti e invece siamo tutti più amareggiati e preoccupati di prima.
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