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MARIANO KELLER, MISTER MURO: PRESENTE DA AVVERSARIO, PASSATO IN ROSSOBLU

10.09.2013 22:26

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Mister ritrova il Taranto che aveva salutato vent'anni fa in serie B. Che sensazioni prova? “E' un'emozione bellissima anche se già lo avevo incontrato da ex quando militava in C2. Mi pare che questo campionato sia stato fatto appositamente per me visto che alla prima giornata sono stato a Matera, domenica scorsa ho incontrato il Monopoli, dove ho giocato nell'84, e la prossima il Taranto. Insomma tutte mie ex squadre. Sarà un emozione forte ritornare allo Iacovone: li ho fatto bene e credevo che sarei tornato in serie A con la casacca rossoblu. La gente mi ha dato tanto”

Come è cambiato Ciro Muro in veste di allenatore rispetto a quando calcava i campi da gioco? “Nei ultimi anni in cui ho fatto il calciatore ero già un allenatore in campo. Dieci anni addietro ho iniziato ad allenare in Eccellenza e in Interregionale con il ruolo di allenatore-giocatore. Poi sono diventato tecnico delle giovanili del Napoli: per quattro anni mi sono diviso tra Allievi nazionali e Berretti. Attendevo la chiamata nella formazione Primavera ma non è arrivata. A quel punto ho deciso di allenare i grandi. Le emozioni sono sicuramente diverse. Con le giovanili devi cercare di fare crescere i ragazzi e da me sono passati i fratelli Insigne, Celiendo e Izzo. E' sempre una gratificazione vedere la crescita di questi ragazzi. Quest'anno, invece, l'obiettivo è solo fare risultato”

Tre aggettivi per descrivere la Mariano Keller? In cosa la rispecchia principalmente la sua squadra? Grinta, determinazione e voglia di giocare al calcio. Nel 2004 il Mariano Keller era una scuola calcio, da questa società sono stati esportati tanti ragazzi in tutta Italia ma ne abbiamo ancora di molto validi. Il nostro presidente ha acquistato quest'anno il titolo del Campania Piscinola, una squadra di Napoli, e le ha dato la denominazione del Mariano Keller. Il progetto è ambizioso con l'obiettivo di raggiungere i campionati professionistici in un paio di stagioni. Per quanto riguarda la seconda domanda: le mie squadre devono giocare al calcio senza mai buttare palla. Nelle prime due uscite abbiamo destato una buona impressione, malgrado la squadra sia composta da tanti giovani classe '96 e '95. C'è anche qualche elemento esperto che ha calcato i campi di A come Fragiello che però ha scontato tre turni di squalifica”.

Torniamo indietro nel tempo: 31 agosto 1986 Coppa Italia Taranto – Napoli sul neutro di Lecce. Nella fila partenopee era annunciato Maradona, invece, dal tunnel degli spogliatoio sbuca lei. Che ricordi ha di quella stagione? “Ero tornato a Napoli da Pisa. Avevo davanti a me il miglior giocatore del mondo. Era fantastico. Io comunque ero consapevole delle mie qualità. Ero molto stimolato, scendevo in campo per divertirmi con l'ambizione d'impormi in serie A. Nessuno mi aveva assegnato un ruolo ben preciso, ero un ragazzino al quale dicevano soltanto: “vai in campo e facci divertire”. A Taranto negli anni successivi ho trovato un grande allenatore come Caramanno. Lui mi ha fatto capire tante cose, alla fine di quell'anno mi disse che avrei potuto aspirare al ritorno in A. Le confido che avevo rinnovato il contratto per altri tre anni con il Taranto e avrei desiderato finire la mia carriera agonistica in rossoblu”

E invece? “Andammo in ritiro a Gubbio con mister Varrella, ma dopo una settimana, la proprietaria dell'albergo ci fece presente che nessuno stava pagando la nostra permanenza li . In accordo con il tecnico, e con un certo stupore, tornammo a casa il sabato con la promessa di ritornare a lavorare il lunedì successivo se le cose fossero migliorate. Purtroppo la realtà era diversa, tornato a Napoli e appresi dai telegiornali che il Taranto, la Casertana e altre formazioni erano state radiate. Chiamai immediatamente Varrella per chiedergli spiegazioni e lui mi confidò di essere a conoscenza della situazione seppure in maniera parziale. Li è finita la mia avventura nel Taranto. Gli ultimi sei mesi della stagione precedente (1992-93) li trascorsi senza prendere uno stipendio. Ricevemmo accuse da più parti per il nostro rendimento...ma io ci sarei comunque rimasto per la gente e il calore dei tifosi. Era un'emozione enorme sentire la curva che cantava il tuo nome”

A proposito lo ricorda il coro che le dedicava la curva? (Sorride ndr) “Si, certo lo ricordo benissimo...ma forse è meglio non ripeterlo. Lo ricordano anche a Manduria, dove ho giocato nell'ultima stagione da calciatore. All'epoca (stagione2001-02) fui avvicinato dal presidente Blasi che poi è stato anche il patron del Taranto. Lui mi vide in forma e mi convinse a disputare un'altra stagione agonistica. Accettai ma disputai solo una partita”

A proposito del “Pibe de oro”, lei era soprannominato Murodona. Cosa le ha insegnato il fuoriclasse argentino durante la comune permanenza a Napoli? “Avevo avuto grandi tecnici come Sormani e Corso nel settore giovanile del Napoli, dove ho disputato tutta la trafila. Mi allenavo spesso sui calci di punizione perchè la reputavo una delle soluzioni per risolvere una partita. Maradona lo ricordo come un grande amico, lui aiutava molto i compagni di squadra sopratutto quelli che erano in difficoltà. Mi ha insegnato a sostenere quelli meno dotati tecnicamente perchè possono a loro volta sostenerti. Questo è l'insegnamento di una persona molto umile che è stato il migliore giocatore al mondo”

Nella sua esperienza tarantina (stagioni 1991-92 e '92-'93 in serie B) è ricordato nell'immaginario collettivo per il rigore battuto tre volte nella partita Piacenza – Taranto del 14 giugno 1992. Quella segnatura fu decisiva per gli jonici per disputare (e vincere) lo spareggio salvezza con la Casertana. Rammenta qualche aneddoto legato a quell'incontro o più in generale della sua esperienza in rossoblu? “A Piacenza andammo con un solo risultato a disposizione per conquistare almeno lo spareggio salvezza. Dovevamo assolutamente vincere e noi eravamo consapevoli dei nostri mezzi. Quando avemmo il rigore a favore chiesi a Lorenzo di batterlo e lui non si oppose. Al primo tentativo segnai, ma l'arbitro lo fece ripetere. Ci riprovai e colsi il palo. Il direttore di gara lo fece ribattere per la terza volta. Il nostro tecnico Vitali mi chiese se me la sentissi di tirare ancora il penalty o volessi passare la mano. Io non mi tirai indietro. Ricordo lo sguardo dei tifosi del Taranto assiepati sulle tribune dietro la porta. Immagina se avessi sbagliato?! Per fortuna andò bene. A distanza di anni continuo a vedere su internet tanti filmati riguardati lo spareggio con la Casertana e mi emoziono ancora quando risento le interviste ai tifosi che partivano con il treno per Ascoli (sede designata per lo spareggio salvezza). Molti di loro pronosticavano me e Lorenzo come possibili marcatori dello spareggio. Questo mi ha fatto capire quanto mi amasse la gente. Anch'io penso di avere dato tantissimo e mi vengono i brividi quando penso a Taranto”

Un saluto ai suoi ex tifosi? “Un grande saluto e un abbraccio. Che vinca il migliore. In particolare un grosso abbraccio a uno dei rappresentanti dei tifosi della curva :“Nino D'Angelo”. Noi lo chiamavamo così, spero ci sia e mi piacerebbe riabbracciarlo”

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