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"PIANTA GRASSA", L'ESORDIO LETTERARIO DELLA VENTENNE TARANTINA ROBERTA LO SAVIO

26.02.2014 15:37

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"Mi sento di fottere perchè non riesco a mangiare le emozioni": è forse questa una delle frasi più emblematiche dell' esordio letterario della ventenne tarantina Roberta Lo Savio, ma di certo non l'unica pregnante e capace di lasciare qualcosa nel lettore. Qualcosa che non è solo l'inquietudine dei personaggi e dei luoghi, ma anche la serena consapevolezza di poter cambiare la propria vita, pur dovendo accettare le difficoltà (e i pericoli) imposti dalle nostre scelte; Pianta grassa (La Carmelina edizioni, 2013, 10 euro) sembra esprimere con convinzione le potenzialità e i limiti di una generazione, o di una parte di essa, che proprio non ce la fa a sentirsi adatta o, per meglio dire, adattabile, a tutti i compromessi che la società richiede.

Al centro della storia Blanche, giovane ragazza di Marsiglia che sceglie di scappare a Berlino lasciandosi alle spalle non solo l'odiata famiglia, ma anche l'amato Andy McStuart, professore d'arte che l'ammalia durante un ricevimento nuziale. Nella capitale tedesca, accompagnata dall'inseparabile cane Franzis e ospite dell'amica di infanzia Amèlie Schmidt, dovrà confrontarsi con ambizioni , droga e carcere; e proprio in carcere conoscerà Giovanni Merisi, guardia carceraria gentile dalle artistiche, e alquanto impressionanti, tendenze. Ma c'è dell'altro, anzi, dell'Alter: la storia dell'inquietante doppio del secondino al quale viene dedicata la seconda parte del romanzo, ambientata totalmente in una Taranto dai contorni sfumati ma chiaramente riconoscibili.

Un noir interessante, sia per la storia, basata soprattutto verso la conclusione su un interessante alternarsi di punti di vista, sia per lo stile: capitoli brevi, alcuni di solo una ventina di parole, compartimenti stagni che cristallizzano un evento o una sensazione, una assenza o una identità, che poi tocca al lettore incastrare (e ci si riesce benissimo) per far venire fuori un tessuto narrativo sotteso ma davvero ben ricamato. Il caffè, Il giorno,Il sogno, sono piccoli frammenti che pur sembrando più vicini al campo poematico che a quello della prosa risultano molto funzionali all'immedesimazione, aiutata anche dai suggerimenti musicali sparsi qua e là tra i vari capitoli.

 

Libro sommosso, inquieto, Pianta grassa è un libro da leggere: perchè ben scritto, perchè appassionante, perchè ennessima dimostrazione del risveglio artistico della combriccola di giovani tarantini nati a ridosso dei novanta, che non accettano di rassegnarsi all'autocommiserazione passiva da bar.

La vita, ci dice la Lo Savio a pagina 68, è come una pianta grassa: morbida in profondità, tenace all'esterno e puntigliosa tutt'intorno: e noi speriamo, pensando a Roberta, di poter leggere ancora delle spine dei suoi personaggi, della sua scorza narrativa e della morbidezza delle sue immagini.

 


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