LA STORIA DI TARANTO / 7a PUNTATA - ARRIVANO I BARBARI
Settimo appuntamento con la 'cliccatissima' Storia di Taranto, scritta dal nostro Aldo Simonetti
Divoratori di aglio e cipolla, quadrupedi muti e ominidi balbuzienti. Sono alcuni dei tanti epiteti sprezzanti coniati dai cronisti romani per designare le nuove popolazioni che, provenienti dal nord, premono incessantmente sui confini dell'Impero minandone la stabilità e perfino la stessa esistenza. Già a partire dal III secolo orde di Barbari s'infiltrano con prepotenza nel territorio romano,attratti dalla ricchezza e dalla civiltà di questo e forse in seguito alle spinte priovenienti da est che causano un effetto domino sui popoli che abitano l'Europa continentale.
Si susseguono così Unni, Goti, Visigoti, Ostrogoti, Vandali e Longobardi che, pur assimilati dalla cultura latina, mettono k.o. la 'caput mundi' . La presenza devastante dei nuovi arrivati, le guerre civili e lo spostamento del baricentro del potere ad Oriente (Bisanzio), determinano la caduta irreversibile dell'Impero d'Occidente ed un decisivo cambio di rotta nlla storia universale.
Benchè in passato vicende, guerre e costumi riverberassero da Roma con assoluta celerità, tuttavia la nostra Taranto non è interessata da subito da questo fenomeno epocale. E' necessario attendere sino alla metà del VI secolo, allorchè i temibili Goti, originari della Scandinavia (da cui il toponimo 'Goteborg', importante centro della Svezia meridionale) vi mettono finalmente piede. L'occasione si presenta nel corso della sanguinosa guerra greco-gotica. Bisanzio, desiderosa di ricostituire l'impero, opta per un intervento militare partendo proprio dalla nostra città. Qui viene costituita una base da cui dovrà iniziare la riconquista della penisola. Il conflitto,caratterizzato da alterne vicende, sembra volgere a favore dell'occupante barbaro. Totila, abile condottiero e re avido di conquiste, pone la sua insegna tra i Due Mari. Taranto entra da subito nelle simpatie del sovrano, quantunque malmessa e pressochè priva di abitanti. Una situazione figlia del malgoverno di Roma dei secoli precedenti ed esacerbata dalla decadenza di quest'ultima. Il sovrano goto, tuttavia, è affascinato dalla bellezze del luogo, dal clima e dalle risorse del territorio. Tutto ciò, tenendo ovviamente conto dell'importante posizione strategica, lo induce a stabilirvisi per qualche anno. Gli storici sono concordi nell'attribuire al conquistatore la costruzione di solide mura e persino di diversi edifici: tutto questo è stato inghiottito dal tempo e dalle devastazioni successive.
Il passaggio dei Goti da queste parti non comporta però alcun tipo d'influenza culturale nè linguistica. Troppo breve la loro permanenza per poter lasciare impronte. I Bizantini, difatti, riescono a sbarazzarsene subito, liberando temporaneamente la penisola italiana e, di riflesso, Taranto. Ma all'orizzonte appaiono già dei nuovi invasori: i Longobardi, i primi ad imprimere tracce, oggi evidenti nella lingua e nell'onomastica.
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