La danza nell'antica Grecia, un esempio culturale da imitare
Fertiault, nel libro storia aneddotica e pittoresca della danza presso i popoli antichi e moderni ha giustamente scritto: “la danza è antica quanto il mondo”. Per quanto è dato sapere, in effetti, è molto probabile un suo coinvolgimento in tutte le società del passato in un continunm temporale. E si potrebbe fare, in assurdo, un parallelo storico su quanto sta accadendo oggigiorno tenendo conto che, ieri come oggi, i Greci pensavano che per mezzo della danza, un regalo degli Dei, si potessero dimenticare i propri dolori e le proprie preoccupazioni. Raffigurazioni sulle anfore, dipinti, conoscenze musicali e studi sulla danza nelle società antiche, e ancora resti archeologici, testi antichi, tutto lascia presupporre che per i greci dell'antichità la danza sia stata fondamentale, quasi indispensabile. Le narrazioni mitologiche greche hanno ampliato la portata epica dei racconti coreutici presso i popoli greci atavici. Una leggenda cretese-ellenica racconta che Zeus bambino non sarebbe sfuggito alla cattura da parte di Crono senza l’intervento di uomini armati che, battendo la spada sullo scudo, si mettessero a danzare intorno al neonato. Attraverso l'iconografia, invece, è possibile apprezzare baccanti impegnate nella danza con un determinato abbigliamento, celebri accenni armoniosi della testa, braccia e schiena; si fa uso di capelli scarmigliati, mani che impugnano sonagli, gambe divaricate. E poi ci sono testimonianze archeologighe, storiche e filosofiche che dimostrano quanto i greci antichi si siano interessati all'attività del corpo in movimento. Platone, ad esempio, che parla della danza nelle sue opere Leggi e Repubblica, ritiene che la danza ha "origine dal desiderio spontaneo del corpo dei giovani di muoversi". Ma perchè è così importante danzare per i Greci? Probabilmente perchè la danza rappresenta l'attività più armoniosa allo sviluppo dell’individuo e per la coesione dell’intera società. Ma cosa si sa della storia della danza nell'antica Grecia? Se le prime forme di danza in Grecia risalirebbero al secondo millennio avanti Cristo, con un largo anticipo su altre regioni europee, ai tempi di Omero il ballo potrebbe aver avuto già un ampio sviluppo. Comunque a partire dalle prime elementari manifestazioni coreutiche, la cultura greca apporta una sintesi rispetto a quanto si era prodotto fino allora presso altre civiltà. Le tematiche riproducono schematizzazioni di matrice afro-asiatiche: si assiste alla nascita di tradizionali danze mascherate e imitative, eseguite in circolo, in coppia, accompagnate da musica suonata su lire, flauti, strumenti di percussione come tamburelli, cembali e nacchere. E' da tenere in considerazione, nella Grecia di antica memoria, la figura della donna portatrice di sinuosità corporee. Se in gran parte delle civiltà antiche le "fanciulle", d'altronde, sono poco considerate ed hanno scarsa influenza nella vita politica, culturale e sociale, nell'antica Grecia le donne vivono una propria autonomia, specialmente nel culto della danza. Si pensi alle mènadi, danzatrici prese dall'ebbrezza sacra e capaci di donarsi alle divinità del Pantheon, come quella dionisiaca dell'eccesso. Le donne hanno contribuito allo sviluppo della danza nel senso dell'amore che essa genera, con non pochi influssi su ciò che si assiste in età contemporanea. La loro danza parla attraverso la gestualità delle mani, codificata in una serie di significati direttamente connessi all'animo umano. La danza, dunque, non come divertimento ma parte di una cerimonia religiosa, militare e guerresca. E se nelle società moderne, in molti Paesi, si tende a svilire quest'arte con la sola forma ludica, sportiva, da passatempo, una volta, nella saggia Grecia democratica e civile, la danza simboleggiava altro e molto. Era il sano motore della vita economica, sociale e culturale di un popolo che ne aveva rispetto e considerazione per il buon andamento della collettività.
Massimiliano Raso
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