LA STORIA DEL DIALETTO TARANTINO / UNA LINGUA ISOLATA
di Aldo Simonetti
La sua modalità più pura è praticamente circoscritta al solo comune. Peculiarità del dialetto tarantino è il suo isolazionismo linguistico che lo ha portato (e lo porta tuttora) a distinguersi dagli altri idiomi dell’intera regione nonché della stessa provincia, avendo seguito già ‘ab origine’ un proprio percorso evolutivo
Nulla a che vedere con l’isolazionismo di carattere storico che ha contraddistinto persino lingue nazionali e letterarie con un maggior numero di parlanti (vedi il lituano, unica lingua ufficiale indoeuropea il cui stato di conservazione la rende straordinariamente somigliante a quella di cinque secoli fa, in virtù degli sporadici passaggi di dominatori stranieri nel corso dei secoli che non ne hanno inquinato la struttura); piuttosto, è corretto parlare di isolazionismo rispetto al vicinato, costituito dalle aree linguistiche pugliese e salentina. Non occorrono conoscenze glottologiche - purchè si sia dotati di buon orecchio - per captare sensibilmente le innumerevoli differenze fonetiche che intercorrono tra la parlata di Taranto e quelle di Manduria, Brindisi, Lecce, Martina Franca, Mottola, Ginosa e Bari. E non solo: è suggestivo osservare come già nella borgata di Talsano, sita ad una manciata di chilometri dal capoluogo, il tarantino (è preferibile utilizzare detta denominazione per considerare la nostra come una vera e propria lingua) inizia a divenire spurio mediante contaminazioni provenienti dall’area salentina - cfr. ‘curtièdde’ in luogo del tarant. ‘curtìdde’ ('coltello'); 'tremiènte' per 'tremìnde' ('guardi' –tu-); sàle-s?le ('sale da cucina')-. Non da meno è l’idioma di Statte (già frazione sino al 1993), laddove si riscontrano discendenze apulo-baresi: 'estète' (cfr. est?te, ‘estate’), 'na m’à ddé tutte da fè' (tarant. 'Na m’à ddà tutte da fà', ‘dobbiamo tutti darci da fare’).
Come i suddetti esempi dimostrano, i dialetti limitrofi, benchè scientificamente inclusi entro i ‘limites’ della sfera linguistica tarantina, risentono tuttavia di infiltrazioni esterne; inquadrati in questo discorso sono centri quali Palagiano, Montemesola, Crispiano, San Giorgio Jonico, Massafra, Leporano e Pulsano.
E’ pertanto d’obbligo comprendere le ragioni di detto isolazionismo. Una di queste, di natura prettamente storica, fa riferimento all’originario carattere greco della città, che linguisticamente e culturalmente la separava da quel nugolo di popolazioni illiriche circostanti (Messapi, Peuceti e Iapigi). L’altra, propriamente scientifica, vuole quella tarantina come ‘area di transizione’ (così come avviene per Ostuni, Ceglie Messapica e San Michele Salentino, raccordati da una linea immaginaria che taglia in due la Puglia, sfociando nella nostra città), motivo per cui si sarebbe ‘fisiologicamente’ determinata tale emarginazione dall’ampio quadro di dialetti pugliesi.
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