Settori Giovanili

Junior Taranto, le riflessioni del presidente Giuseppe Ricci

Parla il massimo dirigente della nota scuola calcio jonica

26.08.2015 22:44

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Cari genitori,

desidero che quest’appello sia rivolto a voi oltre che ai vostri figli. Da diciott’anni sono il presidente dell’A.S.D. Junior Taranto Calcio e da diciott’anni impegno ogni giorno il mio tempo, le mie energie per difendere un’idea di sport che, come noto ultimamente e non senza rammarico, è stata contaminata da un fenomeno dilagante e controproducente.

E’ con profonda afflizione che, sempre più spesso, vedo abbindolatori e venditori di sogni avvicinare  con lusinghe e false promesse decine e decine di giovani assieme alle loro famiglie. Questi “venditori di sogni”, come io li definisco, attirano a sé gli ingenui quasi fossero esperti suonatori di un magico liuto, suonano una melodia allettante cui nessuno orecchio umano è insensibile: melodia del successo. Ma , appena si percepisce l’alito fetido e marcio dei nostri addestrati musicisti, un simile tintinnio argenteo si traduce in un suono sinistro e tagliente.

Non si vendono i sogni e, così come non esistono targhe che possano dichiararne il prezzo, neppure esistono mercanti che siano in grado di attribuire un simile prezzo. Semplicemente perché un sogno, come le cose più preziose sulla terra, come le più grandi opere d’arte e le creazioni più ingegnose, ha valore inestimabile, un sogno lo si coltiva fin dall’infanzia; e allora sentiamo i nostri bambini afferrare, con tutta la convinzione dell’innocenza, che un giorno diventeranno calciatori, medici, astronauti.

Le professioni che ho appena elencato vi potranno sembrare fin troppo classiche, apparire ai vostri occhi come surclassati luoghi comuni, ma, al di là di qualunque stereotipo e indipendentemente dalle scelte che compiono e compiranno i nostri ragazzi, in qualità di genitori abbiamo l’onesto dovere di appoggiarli, dovere cui non solo non ci è consentito, ma al quale noi stessi non dovremmo voler sottrarci.

Prendiamo a cuore i desideri dei nostri figli incoraggiamo le loro passioni e abbracciamo quella felicità che inseguono avidamente e in cui consiste la nostra stessa felicità; ma non lasciamo che i loro piccoli progressi e le loro conquiste ci travolgano con uno sfrenato e distruttivo entusiasmo, che ci rendano ciechi di fronte alle avversità e gli ostacoli di cui il loro cammino è costellato.

In qualità di padre conosco bene le vette di orgoglio che si possono toccare quando il proprio figlio rende fieri di un risultato che ha conseguito con l’impegno, e proprio per questa ragione so quanto semplice sia fantasticare su un futuro che si prospetta radioso, e tessere senza la benchè minima consapevolezza una pericolosa ragnatela lucente nella quale si rimane avviluppati.

Non tutti i vostri figli sono destinati a diventare campioni, atleti, ètoiles. Posso dirvi in tutta franchezza , e senza rischiare di essere troppo severo, che uno su trentacinquemila aspiranti riesce ad entrare nell’olimpo sfavillante della serie A, ed io investo le mie risorse al cento per cento conscio del fatto che otterrò dai miei allievi una percentuale di rendimento inferiore; non perché, sia chiaro, intenda sminuire le prestazioni, ma perché ne conosco i limiti e li accetto per quello che sono. Non scaricate sui vostri figli le frustrazioni di un passato che non vi ha gratificato e che, forse, non riuscite a dimenticare; essi non sono la copia esatta di voi stessi, il vostro calco per così dire, ma si plasmano da soli, talvolta non nelle forme che avevate intravisto  una volta, bensì in altre insolite eppure ugualmente dignitose e variopinte.

L’idea che desidero diffondere, riassumendo in queste poche righe il mio pensiero , è quello di uno sport che sia “guida e maestro di vita”.

Il calcio, come tutte le discipline che fanno parte dell’ambito sportivo, è un infaticabile insegnante, devoto al sacrificio e posto a capo del rigore. Può ben darsi che i vostri figli non arrivino mai ad indossare una maglia nerazzurra, rossonera, bianconera , che non vengano accolti dai cori esultanti delle tribune, che non siano intervistati dalla stampa; ma impareranno ad essere delle persone puntuali, precise, rispettose: non si rivolgeranno incolleriti ad un arbitro, non commetteranno di proposito un fallo e, qualora dovessero subirlo, tenderanno la mano all’avversario e gliela stringeranno. Gioiranno delle vittorie, sapranno accettare di buon grado le sconfitte, impareranno a fidarsi dei compagni, ad intendersi con uno sguardo, a cedere la palla ad uno di loro che si trovi in una posizione favorevole, senza spodestarlo per cercare da soli la porta. Impareranno a superare il trauma di un infortunio, a rimanere in panchina senza lamentarsi, ad essere pronti e scattanti nel momento in cui sarà necessario che entrino in campo; ma soprattutto, impareranno a divertirsi, perché il calcio è principalmente divertimento, ed è un mondo bello in cui forgiarsi finchè, come un giardino, se ne estirpa la gramigna, se ne eliminano i parassiti. E se avranno imparato tutto questo, non saranno diventati dei campioni? Campioni della correttezza e del fair play, della dedizione e della perseveranza. Ben vengano i trionfi e la gloria se sono auspicabili, l’importante è non dimenticarsi che si tratta di traguardi secondari.

Adesso mi rivolgo a voi, venditori di sogni, che ovunque cercate con insistenza burattini da manovrare e recipienti vuoti da colmare: se non siete capaci di far crescere un giovane, di prenderlo per la mano e accompagnarlo durante un percorso che potrebbe condurlo lontano, ma che è lungo e tortuoso, non gli tendete delle trappole meschine, non lo irretite, non lo circuite, perché così lo braccate, il vostro allievo deve sentirsi libero di affidarvi un sogno, il suo sogno: custoditelo gelosamente, preservatelo dalle insidie.

a cura di Federica Gentile

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