LE NOVITÀ STILISTICHE NELLA DANZA DI ISADORA DUNCAN
Isadora Duncan, all’anagrafe Dora Angela, è una bambina che sin da piccola manifestava una vivacità creativa fuori dal comune
Si legge nella sua biografia: ”Quando ebbi circa dieci anni i miei corsi di danza erano così frequentati che dissi a mia madre che era inutile mandarmi ancora a scuola…” Alla metà dell’Ottocento nuove forme di espressione artistica, in particolare la diffusione del teatro di varietà, le mode intellettuali, il naturismo, vengono riassunte nel pensiero erudito del musicista francese François Delsarte che le rielabora in efficaci insegnamenti. Isadora Duncan, anche lei tra le tante allieve del maestro d'oltralpe, sognava ricondurre la danza alla dignità che rivestiva nel teatro greco. “Per me la danza ha come meta l’espressione dei sentimenti più alti e profondi dell’anima umana...”. Con una netta rottura sulle tendenze schematiche del tempo, Isadora restituisce all'arte del danzare emozioni profonde, trepidazioni suscitate nel suo temperamento dalla poesia, dalla musica, dalla natura. Fa del danzatore il poeta del sentimento spontaneo, muovendosi nello spazio naturale e suggestivo delle sue emozioni interiori. Anticonvenzionale, trasgressiva sessualmente (praticò l’amore libero), disinvolta al punto da fare impazzire Lenin che, accorso ad ammirarla a una rappresentazione al teatro Bolsoj di Mosca, ne restò letteralmente innamorato. Del resto “la divina” lasciava parlare il suo corpo: espressività del gesto, naturalezza nei movimenti depurati da ogni virtuosismo, nudità vista come il massimo della purezza. Sfidando le mode del tempo visita i musei di mezza Europa per studiarne la storia delle donne e degli uomini raffigurati sulle anfore, sui bassorilievi, facendoli rivivere in scene che rimarranno impresse per sempre nella memoria storica. Vestita di una tunica bianca e a piedi nudi, si concentra sulla volontà di esaltare il linguaggio corporeo: imita le onde del mare, il passaggio del vento, il volo degli uccelli, indaga i fenomeni della natura. Succede che la vita di un artista sia funestata da tragici eventi e che una sciarpa, impigliandosi nelle ruote dell’auto, spezzi per sempre la vita di una persona. Aveva ragione Rudolf Nureyev quando disse che: "la danza è la mia condanna, forse, ma anche la mia felicità. Se mi chiedessero quando smetterò di danzare, risponderei "quando finirò di vivere”. D’ora in poi con Isadora tutto ciò che prima era complicato diverrà poesia: non più passi ma versi; non tormenti ma rime, “… una poesia in cui ogni parola è un movimento” e la grande ballerina lo disse a chiari toni: “è la danza così come la concepisco io”.
Maggiori informazioni http://massimilianoraso.webnode.it/news/le-novit%c3%a0-stilistiche-nella-danza-di-isadora-duncan-/
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