Taranto, umiliazione a Monopoli: una disfatta che grida vendetta
di Rossana Sangineto
La partita è appena finita, ma il dolore e la rabbia non hanno bisogno di tempo per farsi sentire. A Monopoli è andata in scena l'ennesima umiliazione: un 4-0 pesantissimo che fa male, malissimo. Non solo per il risultato, ma per ciò che rappresenta. Questo Taranto non c’è più o, forse, è più giusto dire che non c’è mai stato.
Senza grinta, senza orgoglio, senza anima. I rossoblù sono stati travolti in pochi minuti, incapaci persino di provare a reagire. A ogni gol subito si è sentito il rumore sordo di un’altra crepa, sempre più profonda, nella fiducia di una città intera. Perché questa squadra non è solo ultima in classifica, è lo specchio di una situazione insostenibile che sta facendo perdere a Taranto anche la speranza.
La città, oggi, esplode di rabbia. Fuori dal campo, infatti, il clima è infuocato. La tifoseria, stanca di promesse disattese, ha parlato chiaro. Gli striscioni comparsi nelle ultime ore sono un grido disperato di chi non ne può più: contro il presidente Giove, contro gli amministratori comunali, contro APS Taras e contro Sapio. Nessuno è stato risparmiato, perché nessuno ha saputo rispettare una piazza che vive di calcio, che soffre e ama come poche altre.
Anche il closing atteso per il 13 dicembre è saltato. L’illusione di una svolta è svanita nel nulla. La cessione societaria, che avrebbe dovuto concludersi venerdì, infatti, non si è concretizzata. Intanto la città aspetta risposte che non arrivano, mentre domani incombe una scadenza fatale: il pagamento degli emolumenti. Se dovesse saltare, il Taranto rischierebbe la radiazione. Sarebbe la fine, il punto di non ritorno.
La partita di oggi non è che l’ultimo atto di una tragedia che si consuma ogni giorno. In campo, come fuori, regna il vuoto. La gente di Taranto, abituata a lottare e soffrire, non merita tutto questo. Non merita una squadra che si arrende dopo pochi minuti, non merita una società, un'amministrazione comunale e chissà quali altre figure fuori palcoscenico, che giocano con il suo futuro.
La dignità di questa città deve essere restituita, a qualunque costo. Chi ha responsabilità abbia il coraggio di metterci la faccia, perché la gente di Taranto non è mai scappata di fronte alle difficoltà, ma non tollererà ancora l’indifferenza. Oggi si è perso un altro pezzo di orgoglio, ma la città è stanca di chinare la testa.
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