La voce del Tifoso

Il re è morto

di Carlo Esposito

09.10.2017 10:05

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Il Re è morto.
Al suo capezzale alchimisti e medici, increduli. Fanno a gara ad accusarsi, a scaricare la boccetta del veleno.
Nessuna cura per sperare, nemmeno la voglia di tentare.

Il Re è morto.
Senza proferir parola, senza editti, senza ordini. Nessuno ha più sentito la sua voce da tempo, nemmeno i consiglieri, nè la Regina, i figli.
La paura è l’unica a regnare ancora tra le stanze regali. La paura del vuoto, del buoi, del nulla.

Il Re è morto. Sfiancato da un male senza fine, da un dolore lancinante. Causa di trame interne, raggiri infami, piani ipocriti.
Non ha dignità il dolore, lo assale il re, lo sfianca, lo deturpa, lo divora. 
Al suo fianco uomini arrivisti, detrattori, ciarlatani. Tessono le lodi del re mentre tramano alle sue spalle. Lo confondono fino a soggiogarlo, pur sapendo che ha vita breve, consapevoli del male incurabile.
Il Re osserva, non può nulla pur volendo. Ogni suo fedele ha lo sguardo del nemico come quando per voler credere a tutti, finisci a non credere più a nessuno.
Muore solo il Re, chiuso nelle prigioni dei suoi odi, nei rumori crespi dei suoi fantasmi, nelle colpe mai espiate, nelle scuse mai presentate.

Il Re è morto. Come muoiono gli uomini mai liberi del tutto. Incatenato alle proprie convinzioni, ammanettato dai soldati comandati fino all’ultima battaglia.
Servilismo e mai servitù, compiacimento e mai piacere, mercenatismo e mai professione. 
Ingannato, il Re.
Fuorviando la verità, insidiando le convinzioni, estorcendone consensi, volontà, sogni.

Il Re è morto. La Regina strofina l’anello lucido, lo sfila, lo ripone nelle grazie dei suoi seni.

Il Re è morto. La notizia è gia sparsa per il regno. Il popolo in raduno sulla piazza dei proclami.
Storpi, curiosi, nobili, villani, ignoranti, dotti e menefreghisti camminano sulle strade conquistate da imprese vecchie quanto il vessilo a mezz’asta.
Dall’alto del balcone, il cerimoniere srotola pergamena pallida come l’ultimo sguardo del re.
Richiama l’ordine, il silenzio, l’attenzione.

Annuncio: IL RE E’ MORTO!

Clamore, pianto, disperazione.
Il vessillo è ammainato.
Vecchio, strappato, sbiadito. Si sgancia dal fermo del suo aggancio. Scivola in mezzo ai sudditi ormai sparpagliati.
Sporcato nella terra fangosa, calpestato da un popolo che torna al proprio incurante mondo troppo distante da dinamiche regali per essere discusse, capite, anche solo sfiorate.
Raccolto da un fanciullo che si copre il capo da un vento freddo come il corpo del re, ormai in viaggio chissà dove.
Un passo dopo l’altro, come i giorni d’agonia, un vessillo regale in mani umili e plebee.
Piegato sporco, riposto così com’è. Come il suo re. Fino a quando la musica batterà il tempo a suono di morto, come le campane lontane di una domenica infame.
Il vessillo del Re nella casa dell’ultimo dei suoi sudditi.
Gli occhi fissi sul ricamo dorato regale, il vessillo del Re. Gli occhi di lacrime, quelle che nessuno ha versato.
A parte il popolo…

Il Re è morto. 
Viva il Re.

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